Mentre i rivali della generale si punzecchiano giornalmente, la storia più bella del Giro d'Italia è quella che ci raccontano gli occhi del giovane Visconti. Il campione d'Italia indossa da tre tappe la maglia rosa che ha conquistato grazie ad una coraggiosa fuga da lontano. Gliela contende Rus, Tedesco, anche lui molto giovane. La loro è una sfida strana, contraddittoria. Corsa, nei momenti che contano, nelle retrovie del gruppo principale. Verso Pescocostanzo i due giovani lottavano con tutte le loro energie pur di rimanere agganciati a quel gruppo; non per una semplice questione d'orgoglio, ma perchè in ballo ci si giocava il simbolo del primato. Così l'ingenuo scatto del Tedesco provocava Visconti, che avrebbe voluto seguirlo; nei suoi pensieri quegli istanti si devono essere dilatati enormemente. Per fortuna la reazione è stata spenta sul nascere da Bettini che ha impedito al compagno un suicidio sportivo. Rus, verso il traguardo, ha pagato quello sforzo perdendo una trentina di secondi dal Siciliano, salito più regolarmente. Insegue adesso a trentaquattro secondi. Trentaquattro brevissimi secondi a cui Visconti si aggrappa. La crono di Martedì non lo condanna, ma non lo favorisce. Non è la crono, l'unico ostacolo; già il monte Carpegna, che verrà affrontato Mercoledì, emerge già tra i suoi pensieri. Superare la tappa del Carpegna vorrebbe dire giungere in rosa alle Dolomiti. Sarà durissima. L'asfalto sarà ruvido e le gambe trasuderanno dolore, il gruppo prima si allungherà e poi comincerà a perdere ciclisti su sislisti. I due contendenti staranno a vista mentre le loro ruote perderanno posizioni su posizioni, le mani stringeranno forte il manubrio ed a loro parrà di perdere a poco a poco una fetta d'anima; ed ancora una volta si troveranno a lottare in fondo a quel gruppetto di protagonisti. Stringeranno denti e serreranno gli occhi invocando il cielo pur di non staccarsi e non sarà soltanto una questione d'orgoglio perchè, questa volta, la lotta dei primi è tutta da giocare laggiù.
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