Finisce il Tour. Un plebeo, Sastre, attraverserà Parigi con indosso il trofeo più importante del ciclismo: la maglia gialla. Se qualche anno fa mi avessero detto che Sastre avrebbe vinto un Tour non ci avrei mai creduto. Sastre è un corridore regolare, un piazzato. Un fondista. Ma in lui non riesco proprio a trovare neppure una delle caratteristiche che un vincitore del Tour dovrebbe possedere. Ma non voglio criticare Sastre. Merito alla sua tenacia ed ai suoi sacrifici. Lui è il vincitore sulla strada ed oggi nulla più di questo conta. Sui gradini del podio salgono Cadel Evans (ancora secondo dopo lo scorso anno) e Kohl. L'Australiano è un degno avversario di Sastre. Stesse caratteristiche, stessa propensione al piazzamento (lui, però, si conferma ancora). Kohl è il volto nuovo. Da gregarione a "super stellare" su ogni terreno. Su di lui aleggiano sospetti irripetibili da ogni dove.
Super stellare? Leggiamo bene la classifica perchè nei primi dieci scopriremo anche quel Vandevelde che fu prima maglia rosa al Giro e poi disperso sul cocuzzolo di Agrigento...
L'impressione è che di super stellare in questo Tour non ci sia stato nulla. Proprio nulla.
Mi è piaciuto Schleck. Chi dei due? Entrambi. Mi è piaciuto Nibali ed anche Kreutziger. Anche Efimkin. Ma ne deve passare acqua sotto i ponti.
Godiamoci oggi i Campi Elisi e poi azzarderò un analisi tecnica e critica della corsa. Perchè per capire chi dove e come dobbiamo fare un passo indietro e risalire sull'Alpe. Ma non assieme a Sastre. A ruota di Frank Schleck. Il Tour 2008 si è deciso su quella ruota.
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