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Da "Portami su" - racconto della tappa del Monte Petrano del Giro 2009 che verrà pubblicato a breve.
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Il Nerone, che fascino. Montagnona appenninica, salita dura e dall’asfalto a macina grossa. La ruota non scorre e fa fatica. Quando mi accorgo di aver dimenticato le scarpe con gli attacchi mi viene male. Poi ci penso su e me ne frego. Da vero duro farò senza. Al bivio di inizio salita altro problema; il vigile è stato istruito di non far passare nessuno. E nessuno passerà! Ciclisti, auto dell’organizzazione, giornalisti. Comincia un giro di telefonate infarcite di parolacce e bestemmie. Lui non batte ciglio. Io, da una parte mi godo la scena, sicuro che, prima o poi, qualcuno sbroglierà la matassa. E così sia.
Attraverso Pianello che è un bel borgo montano. La strada prima sale e poi si tuffa in una gola. Rocce rossastre e inospitali. Lassù già si scorgono i prati verdi e (forse) freschi. Ma è quasi un miraggio; così lontano. Una nube bianca sovrasta la cima mentre Cerreto è arroccata lì davanti. Primo tornante e già si soffre. Mi ricordo di non aver nulla da bere e mi limito ad andare avanti. Metro dopo metro sudo e soffro. Non si procede, su questa maledetta salita. Prima sosta. Seconda sosta. E via così sinché, poco dopo il paesino trovo riparo sotto un piccolo carpino. Mi sento un re, seduto sull’asfalto, ad aspettare il Giro d’Italia mentre lavoro, pensieri e preoccupazioni sono ora così lontani. Arriva Ed, manca mezzora. Altra foto – “hai dell’acqua” – non ne ha, o ne ha poca. Io resto a bocca asciutta e mi godo il grande spettacolo. Arrivano i fuggitivi e Scarponi sembra quasi rivolgersi al suo gregario – “portami su” – sembra dirgli – “che oggi faccio la corsa alla grande.”
Attraverso Pianello che è un bel borgo montano. La strada prima sale e poi si tuffa in una gola. Rocce rossastre e inospitali. Lassù già si scorgono i prati verdi e (forse) freschi. Ma è quasi un miraggio; così lontano. Una nube bianca sovrasta la cima mentre Cerreto è arroccata lì davanti. Primo tornante e già si soffre. Mi ricordo di non aver nulla da bere e mi limito ad andare avanti. Metro dopo metro sudo e soffro. Non si procede, su questa maledetta salita. Prima sosta. Seconda sosta. E via così sinché, poco dopo il paesino trovo riparo sotto un piccolo carpino. Mi sento un re, seduto sull’asfalto, ad aspettare il Giro d’Italia mentre lavoro, pensieri e preoccupazioni sono ora così lontani. Arriva Ed, manca mezzora. Altra foto – “hai dell’acqua” – non ne ha, o ne ha poca. Io resto a bocca asciutta e mi godo il grande spettacolo. Arrivano i fuggitivi e Scarponi sembra quasi rivolgersi al suo gregario – “portami su” – sembra dirgli – “che oggi faccio la corsa alla grande.”
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(continua...)
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