Ricordo del Giro d'Italia 2012 |
Se devo tornare indietro con la
memoria mi ritrovo nelle fasce; quelle che in Italiano chiamiamo terrazze.
Muretti a secco che in terra di Liguria strappano terreno ai bricchi, le coste
ripide altrimenti incoltivabili. Erano le giornate di Maggio quelle che
cominciavano fuori della finestra di cucina, circondato dai galletti, ovvero
fiori rosa dal gambo lungo e tenace, difficili da cogliere per un bimbo. La luce del mattino era violenta ed in
cucina lavorava di già il ronfò; la mattinata scorreva veloce tra i rintocchi
delle campane che venivano giù dal paese. Dal campanile rosa che tanto adoravano rintoccavano
i quarti d’ora senza sosta, mentre i miei giochi si perdevano tra gli olivi delle
fasce. Ogni pomeriggio, nell’ora più calda, dall’alto dei boschi scendeva il
brusio di un due tempi. Il taglio della legna, immagino adesso. Allora era come il rintocco dei quarti d'ora,
normale, un qualcosa che scandiva il tempo, come normale pareva tutto il resto. Persino tutte quelle ore
spensierate, di giorate intere in attesa d'una vita intera da spendere, erano normali. Il Giro d’Italia
allora non c’era ancora, ovvero, non albergava tra i miei pensieri. Ma Maggio è
sempre stato il mese in cui quelle cose ritornano indietro. Quelle ore passate
nelle fasce a Maggio sono un pensiero vivo, quasi solido, alla mano, da poter
toccare. Oggi, sull'altro mare, mi ritrovo a quarant'anni ad aspettare Maggio, l'inizio del Giro ed il suo sospirato passaggio, quasi fosse un modo per ritrovare i giochi tra le fasce. Di tanto in tanto un rumore familiare ricade dall’alto e mi riporta laggiù.
Mentre gli occhi di mio figlio seguono il piccolo aereo della
vicina scuola di volo, eccolo tornato quel brusio dall’alto che m’avvisa che
Maggio, un altro Maggio, è davvero tornato.
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