"Purito" Rodriguez - Ricordo del Giro di Lombardia 2013 |
Quando un corridore vince per due anni di fila una corsa importante come il Giro di Lombardia, e la vince con autorità come fece Purito Rodriguez, in solitaria, nel biennio 2012 e 2013, ne diventa in qualche modo parte integrante. Delle tre edizioni finite a Lecco vinse le ultime due, e nella prima arrivò terzo (doveva prenderci le misure). Sono convinto che se il traguardo fosse rimasto lo stesso, avrebbe trionfato anche nel 2014. Ed ecco postato il mio personalissimo omaggio a questo splendido corridore, che è ormai alle ultime pedalate: lui, già solo, per i vicoli di Villa Vergano, la salita dove lo Spagnolo lasciava sul posto gli avversari, per gettarsi sul lungolago Lecchese.
Un solo appunto, a pochi giorni dall'edizione 2016, in programma sabato prossimo: ho sentito dire che Purito è stato quasi obbligato (la squadra?) a prendere parte al prossimo Lombardia. Sarebbe stato davvero scorretto, perché un campione sa sempre quando e dove smettere. Perché un eventuale ritiro in corsa, nella sua corsa, sarebbe un modo triste, troppo triste, per abbandonare.
4 commenti:
Sei stato profetico Ale - Se non ti spiace incorporo il tuo saluto anche in www.salitedellemarche.it
Ma certo. Ogni volta che vuoi. È sempre un piacere!
scusa la lunghezza: Ho riflettuto a lungo sul perché mi sia piaciuto tanto questo corridore. Sono arrivato alla conclusione che di là di questioni legate alla mia biografia, Purito abbia una caratteristica particolare: nei suoi anni migliori 2009-2012 quando scattava negli ultimi chilometri, era in grado di distanziare chiunque di 8-20". Se consideriamo che la VAM è tanto più alta quanto maggiore è la pendenza, a naso, mi sa che negli ultimi chilometri a Montelupone, a Chieti, a Peña Cabarga Purito ha raggiunto le massime velocità ascensionali di sempre. Sarà infantile, ma in testa mi rimane quest'idea puerile che il più forte in bicicletta sia quello che va più forte in salita (anche se solo per 1000m).
Per esperienza posso dirti che è difficile comprendere perché ci avviciniamo ad un corridore in particolare, pur amandoli tutti. Amai Bugno, più d'ogni altro, perché ogni pedalata mi regalava emozione. Col tempo ho smesso di cercare di capirne la ragione.
Quello che scrivi di Purito è assolutamente vero: non ricordo altro corridore capace di sviluppare tanta potenza per un tempo così lungo. Semplicemente, quando apriva il gas su salite impossibili, non ce n'era più per nessuno. Partiva troppo presto per tutti gli altri, che non reggevano la distanza.
Fece il grave errore di tentare di vincere il Giro d'Italia sfruttando solo questa sua caratteristica, e tuttavia guadagnando troppo poco su un avversario decisamente inferiore a lui.
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