mercoledì 10 ottobre 2018

Il Lombardia 2012 / Chilometri e buio



Milano, una sera di pizze e navigli e una sveglia fissata all'alba. Un cancello scavalcato e poi il treno degli studenti, quello del sabato. Perché il sabato c'è Il (Giro di) Lombardia, ma il sabato si va anche a scuola. Zaini, baci, quaderni. Via verso Bergamo, ma non quella Alta. Non distante dalla stazione, parte la corsa. Un po' bagnata, nonostante l'arcobaleno, quello di Philippe Gilbert. C'è Felice Gimondi, che festeggia 70 anni, c'è il Celeste Bianchi sulle maglie Vacansoleil. Le bici attraversano la città orobica. Quelle da corsa e quelle da passeggio. Via verso Lecco, coi bus. Non è distante, ma Il Lombardia si contorce nell'entroterra, si arrampica sul Muro e sul Ghisallo e picchia verso valle, ci vogliono un sacco di chilometri in più per arrivare all'abbraccio del lago.
Gli ultimi? In autostop, almeno per chi, come me, non punta alla vittoria.
Al traguardo l'attesa, un caffè, nuovi amici. E poi il diluvio, che avrà pure ingrossato il lago da quanta ne ha fatta. È quasi buio, a stento si vedono i corridori arrivare. Stravolti e zuppi, spagnoli e olandesi. Ci sono le luci delle moto a fare un po' di compagnia e calore. Vince Joaquim Purito Rodriguez, poi si riconoscono, a malapena, Contador, Mollema, Hesjedal, Quintana, Pellizotti in maglia tricolore. Non c'è bisogno di parole, quelle sono stampate sui volti.
Manca il treno del ritorno. Si parla di sci. Campionesse future. Le bici saranno già a casa. L'inverno, invece, sta per tornare.

Nessun commento: