martedì 2 ottobre 2018

Innsbruck 2018 / Un equilibrio pacifico



È fine settembre, c'è un sole perfetto e la sensazione che, quassù, caldo e freddo abbiano trovato, nel tempo, un equilibrio pacifico. Non si disturbano, si rispettano, si danno la mano al cambio di turno. Fuori e dentro. A passeggio lungo le strade strette e verticali del centro cittadino, che si aprono improvvisamente sul ponte che attraversa l'Inn e che dà il nome alla città. Oppure al chiuso, nei locali che sfornano con buon ritmo birre chiare e pretzel, o ancora tra le vetrine che propinano shopping di abiti e cristalli famosi. E poi negli occhi e nelle parole di una terra dura e soffice, erba e rocce, Österreich e Tirol.

A Innsbruck ci si viene per non essere ossessionati dal lavoro e dagli obblighi quotidiani. A Innsbruck ci si viene per vivere meglio e progettare un domani concreto negli occhi e nelle parole di chi sta crescendo e, un giorno, sarà. A Innsbruck ci si viene per dedicare tempo alle proprie passioni sportive, artistiche, necessarie. A Innsbruck ci si viene, ogni tanto, anche per un grande evento di sport, che scivola lungo pendii e binari innevati, salta fino quasi a toccare il cielo, oppure si arrampica su erte micidiali, infernali, sovrumane.

Bergisel, il trampolino olimpico

Il Gramartboden ospita la ricognizione della nazionale olandese Uomini Elite

Il Bergisel è il trampolino olimpico, quello in cui nel 1964 Toralf Engan (dalla Norvegia) e nel 1976 Karl Schnabl (paladino di casa) volarono fino all'oro. Oggi si visita come un monumento ed è un belvedere, in tutti i sensi, specie di notte quando, illuminato, diventa la stella polare della città, anche se, mappa alla mano, indica il Sud.
Gramartboden, direzione opposta al Bergisel, è il suo contraltare. Pendenze simili, ma senso di marcia inverso. Un muro, con le generalità che dichiarano il 28% e la realtà che lo conferma. Nei giorni precedenti la corsa ci salgono amatori in competizione e professionisti in ricognizione, mischiati fra loro, in un'atmosfera di condivisione che solo il ciclismo sa regalare e dalla quale pretende e ottiene rispetto. C'è chi potrà dire di aver pedalato per 10 metri a ruota di Peter Sagan e non è cosa da tutti i giorni. Roba da girone degli invidiosi.

Le corse Mondiali attraversano il centro della città, dalla Triumphpforte fino al ponte della ferrovia, passando per il Goldenes Dachl (il Tettuccio d'Oro, per una versione più leggibile) e la chiesa di Sankt Nikolaus. Ci sono fughe e rincorse, azioni solitarie e cadute rovinose. Vincono Austria, Belgio, Svizzera e Olanda. Le bandiere si alternano e sventolano a festa ai piedi del podio e gli inni nazionali si stampano sulla facciata bianca e ombreggiata del Congress. Tutto scorre con linearità, fra gli applausi di un pubblico numeroso, che in alcuni casi arriva in bici, la poggia alle transenne, poi la riprende e se ne va. Forse, però, manca una componente emotiva vera, di quelle che possano completare una storia, dare un senso, suonare un a solo e riconsegnare una settimana intera ai ricordi di una serata futura. E allora ci pensa il finale del film. Ci pensa ancora Peter Sagan, a salire sul podio durante i titoli di coda della domenica. Forse per abitudine, forse perché protocollato, forse perché è un buono, ma anche chisseneimporta perché. Quel momento, quelle strette di mano, quell'abbraccio, quella medaglia messa al collo, hanno completato la storia. In equilibrio pacifico.

La strada del ritorno lascia in testa suoni e luci che si confondono in uno sguardo stanco e distratto. L'Inn disegna in modo impeccabile i dintorni della città, quelli che si percorrono in autostrada o in ferrovia. Con le cime frastagliate delle montagne ad accompagnare il passo, illuminate progressivamente dal sole che filtra veloce verso il tramonto. In fondo, quella in cui Innsbruck si addormenta ogni sera è proprio una grande valle verde, mai stanca di coltivare, mai stanca di raccogliere.

Le bandiere olandesi sotto il podio della prova in linea Donne Elite

Peter Sagan completa la storia di Innsbruck 2018

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