venerdì 18 gennaio 2019

Il giro d'Italia in 50 giorni / Prima Parte

Grottammare, secondo giorno (foto di Francesco de Luca)


L'introduzione di Francesco Bonasera

Ho deciso di dedicare il mio 2018 alla scoperta di alcuni luoghi d'Italia che ancora non conoscevo. Basilicata, Calabria, Sicilia, in primis, a maggio. Poi, dal Molise, gran parte della Costa Adriatica, risalendo verso nord, appena un mese dopo.
Spiagge deserte sulle quali sarei rimasto ore. Scorci sorprendenti dietro tante curve di statali sinuose. Piccoli centri con la musica diffusa in un parco, con le insegne delle botteghe da ricordare. Con il mondo lontano e la Terra vicina. Città complesse, calde, eleganti, caotiche, accoglienti.
Una ricchezza infinita, soprattutto umana, che è poi la base di tutto il resto.
Tutto questo - io - l'ho fatto in macchina. Avrei voluto farlo in bici, ma credo sia ormai un'impresa troppo grande per il mio fisico.
Durante una tappa di questo viaggio ho incontrato Francesco. Mio omonimo. A Termoli, per l'esattezza. Io tornavo da una comoda mattinata in spiaggia. Lui, invece, era impegnato a sistemare meticolosamente la sua bici, carica di tutto quello che serve per un lungo viaggio.
"Che itinerario fai?"
"Mi faccio il giro d'Italia"
(aggiungete la vostra esclamazione a piacere)
Il giro d'Italia. Con la g minuscola, ma, proprio per questo, ancora più maiuscola.
Ci siamo scambiati i contatti e ho continuato a seguire online questa sua impresa 'pazza' e grandiosa. Quella che per me, per le mie gambe, rimarrà molto probabilmente solo un sogno.

E abbiamo poi deciso di fargli qualche domanda per Albumciclismo, alla scoperta di un viaggio che fa immaginare, riflettere e correre a cercare una mappa ormai addormentata sugli scaffali di casa.





Il viaggio, il racconto e le foto di Francesco de Luca (giugno / luglio / agosto 2018)




- 3300 km totali in 50 giorni di viaggio (36 di movimento e 14 di relax o attività alternative)
      - 91.6 km al giorno
      - 18.7 km/h velocità media finale
- Chilogrammi persi: circa 8-9
- Spesa totale: 1400 € (28 € al giorno); sicuramente si può spendere meno, con ricerche preventive e sponsor, ma non è stato il mio caso

Nel corso del viaggio mi sono concesso:
- 30 Gelati
- 19 Birre
- 20 Caffè
- 17 Cappuccini
- 30 Brioches
- 26 Docce


Solitamente ho un pensiero portante quando si parla di viaggiare o comunque fare qualcosa di avventuroso: pochi problemi, fai quello che devi con quello che hai, le cose veramente necessarie si possono contare sulle dita.
Quando penso a questa frase, mi viene da sorridere, penso a tutte quelle persone che spendono molti soldi per equipaggiamenti e attrezzi paradossalmete troppo specifici ed avanzati per le attività che vogliono svolgere: biciclette da migliaia di euro per fare 40 km la domenica, forse una volta ogni due settimane, gadget elettronici che misurano ogni minimo cambiamento fisiologico, GPS ultra costosi e precisi ed eccetera; potrei continuare per un bel po' ma il messaggio è chiaro, troppo per qualcosa che, in verità, richiede ben poco.
Con questo non voglio negare l'efficacia di un'attenta preparazione, anzi.
Però non bisognerebbe fermarsi alla preparazione, ecco.
A me servivano essenzialmente poche cose: una bicicletta, una mappa, un paio di borse e una tenda.
Per rimanere fedele al mio stile, e perché comunque non la ritenevo una cosa fondamentale, ho optato per una bicicletta semplice: una Riverside 500 B'TWIN direttamente dalla fascia base del Decathlon, qualcosa che nella descrizione della bicicletta stessa recitava tipo "adatta alle escurisioni nei weekend".
Su questa ho montato un portapacchi posteriore con due borse da 15 lt ciascuna che già possedevo da un altro viaggio, e in generale la bicicletta non mi ha dato problemi tecnici (a parte la rottura del meccanismo di ruota libera, un paio di settimane dopo essere tornato dal viaggio).
Ho sempre viaggiato con circa 25 kg di peso, tra cibo (spesa ogni 2-3 giorni), acqua (5 lt quasi sempre pieni), attrezzi vari e tenda (base da 19,90 €), niente di troppo tecnico ergo pesante.
Per le forature sono stato felicemente sorpreso: le uniche due volte che ho forato ero fermo e in mezzo alla civiltà.
La prima ero davanti ad un Decathlon vicino Torino e forai a causa di una spina, la seconda ero fermo ad un campeggio e la foratura è stata conseguente al caldo e alla camera d'aria troppo gonfia.
Comunque montavo dei copertoni antiforo che hanno brillantemente funzionato per tutti i 3300 km (ovviamente alla fine del viaggio i copertoni, specialmete il posteriore, erano totalmente "finiti").
Come mappa ed itinerario ho utilizzato Google Maps, con alcuni punti d'interesse fissi ma senza un preciso itinerario od obbligo.


Partiamo dalla fine. 51° giorno, tornato a casa, ti sei alzato, hai fatto colazione: il pensiero è andato spontaneamente alla bici o più comodamente al divano?
Potrebbe suonare strano per alcuni e normale per altri, credo che la differenza stia nel semplice fatto di aver provato un'esperienza simile, comunque nel mio caso ho subito pensato alla bici; d'altronde perché avrei dovuto fare diversamente, quella è stata la mia vita per 50 giorni e, quando vivi ogni giorno facendo ciò che ti piace e che senti, il tempo ha tutto un altro sapore e una differente durata, simile ad un'intera vita.
Posso tranquillamente affermare che ho pensato quotidianamente alle comodità come divano, cibo pronto e, specialmente, a bagni infiniti in acqua fredda, considerando il caldo di questa lunga estate.
Comunque ho impiegato qualche giorno per riassestarmi alla vita quotidiana, in primis per tornare ai suoi ritmi, per spostare l'attenzione dai pochi bisogni primari del viaggio (cibo, acqua, un posto dove dormire) ai ben più impegnativi compiti di tutti i giorni (guidare, pagare, controllare, rispettare scadenze, date e, soprattutto, pensare al futuro).



Partenza e arrivo, 50 giorni fra l'una e l'altro

E poi torniamo all'inizio: come viene in mente di partire in bici da solo e girare tutta l'Italia? Come è nata questa tua idea, per gioco o seriamente? Serve preparazione fisica, mentale, pratica: avevi già fatto esperienze simili?
Sinceramente non ricordo il momento preciso in cui mi sono deciso ad affrontare un viaggio simile ma ricordo che, fino a poche settimane prima della partenza, pensavo a questa come una cosa semplice, che avrei affrontato e superato senza troppi problemi.
È iniziato tutto nel periodo della mia laurea (novembre 2017), avevo deciso che mi sarei concesso un viaggio importante, qualcosa di nuovo e grande, due gli unici punti fissi: tanta strada e in solitaria.
Inizialmente avevo in mente di affrontare il tratto italiano della Via Francigena a piedi (circa 1000 km da Roma fino al Gran San Bernardo), ma questo avrebbe richiesto troppo tempo, capacità e conoscenze che non possedevo.
La cosa che mi ha portato ad optare per un viaggio del genere è stata, paradossalmente, una mia lacuna: la geografia, nello specifico i capoluoghi regionali italiani.
Più passavo il tempo a studiare il territorio italiano su Google Maps e più le distanze mi sembravano brevi, complice anche il fatto che, nel 2015, feci un viaggio di 2 settimane in bicicletta insieme a 3 carissimi amici: senza preparazione alcuna e senza un itinerario preciso, con tende, mare sempre alla sinistra e avventura, da Ravenna alla Puglia per un totale di 800 km, dove 80-90 km al giorno sembravano volare senza problemi, quindi perché non farne 3000, che alla fine sono semplicemente la stessa "fatica" per più giorni?
Le settimane precedenti alla partenza del mio giro d'Italia furono invece molto impegnative, a livello mentale e fisico: più si avvicinava il giorno fatidico e più mi accorgevo della grandezza di ciò che mi ero imposto di fare.
Avevo deciso di non utilizzare la macchina se non in caso di vera necessità, come unico mezzo disponibile avevo la bici e soltanto a carico massimo (circa 27/28 kg, poco più di quello che poi ho portato nel viaggio).
Mi sono sempre e solo "allenato" in pianura, senza un programma e con distanze massime di 70 km al giorno (Ravenna - Bologna, per esempio quando volevo risparmiare sul treno); non avevo mai pedalato su vere pendenze e ne ero piuttosto spaventato (cosa che poi è totalmente cambiata: la pianura è diventata noiosa e le montagne eccittanti e soddisfacenti).


Il momento più bello...
E' difficile rispondere alla prima domanda, cioè a quella del "momento più bello": ogni volta che pensavo di averlo trovato, un altro vi si imponeva prepotentemente, con la sua mole di emozioni indescrivibili.
Il risultato di questo è che ho così tanti bei momenti in testa che potrei riscrivere l'esperienza dei 50 giorni così com'è accaduta senza cambiare niente.
Ricordo però un momento importante, inaspettato, di sfida, di insicurezza ma anche di certezza: ero e Torino, sulla balconata della basilica di Superga, un bellissimo monumento che sovrasta Torino e permette di avere una visione del territorio di 150 km o più nelle giornate limpide.
Ricordo di aver puntato il mio sguardo verso nord, di aver visto l'apertura tra le montagne che delimita la Valle d'Aosta, e di aver detto: "domani arriverò ad Aosta".
Ne ero certo, sicuro, non avevo nessun dubbio, il viaggio mi aveva forgiato e conoscevo ogni mio limite fisico e mentale.
Ricordo di essere partito la mattina alle 7.30 da un campeggio a Torino e di essere arrivato ad Aosta alle 16 del pomeriggio, 145 km se non ricordo male, di cui una buona parte in salita, anche se non delle più aggressive (la Liguria ha vinto il primato di "regione verticalmente aggressiva").
So che 145 km possono sembrare tanti per chi non ha pedalato e niente di che per i veri ciclisti, però per me quei chilometri avevano un significato ben preciso: avevo scelto qualcosa e l'avevo portata a termine.
Quello fu uno dei tanti bei momenti.



(foto di Francesco de Luca)


...e quello più complicato di questo tuo viaggio
Il momento più complicato lo ricordo bene: ero in Molise, pomeriggio, in viaggio da forse poco più di 2 settimane, quella giornata non era stata né meteorologicamente avversa né particolarmente faticosa, ero riposato fisicamente, pieno di cibo e in un bellissimo posto.
Ero, semplicemente, emotivamente carico, al mio limite per quel tempo; le difficoltà, anche se superate, avevano lasciato un segno dentro di me.
Nel bel mezzo del nulla mi fermai al lato della strada, con la voglia di lanciare la bicicletta in un fosso, prendere un treno e tornare a casa.
Lì scoppiai a piangere, e non fu la prima volta, anche se fu la peggiore.
Questo, insieme al supporto di una persona a cui voglio molto bene, mi permise di liberarmi totalmente, di resettarmi: ero nuovo, spoglio di tutto, colmo di una nuova forza.
Quel giorno pedalai ininterrottamente per i colli molisani fino alle 21, felice come un bambino nel giorno del suo compleanno, trovando anche un giardino di una casa dove piantare la tenda e del cibo vero, grazie ad un dialogo di 5 minuti con un gentilissimo signore del posto, Michele.


È difficile viaggiare in bici in Italia nel 2018?
No, non è difficile viaggiare nel nostro Paese.
Certo, alcune strade sono pericolose e non sempre è possibile stare totalmente in sicurezza, ma c'è qualcosa che ho trovato indiscriminatamente per tutto il Paese, qualcosa che, fortunatamente, non è così raro come si possa pensare: la gentilezza delle persone, quando ci si presenta geniunamente bisognosi davanti a qualcuno, chiedendone il suo aiuto in varie forme, anche semplicemente sottoforma di sorriso sui volti degli abitanti che si ritrovano a fissarti mentre passi, con il tuo strano carretto su due ruote.
Questo ha reso tutto molto più facile.


Il trabucco di Termoli (foto di Francesco de Luca)


(continua...)

1 commento:

ika Oka ha detto...

molto interessante, aspetto il seguito