domenica 24 marzo 2019

Milano Sanremo: Marzo ci ha portato via


La Milano Sanremo di Sabato scorso ha chiuso le corse di Marzo che ci hanno portato lungo la strada ad ammirare i più forti corridori del momento. La corsa è appena partita e la fuga è già fuori, siamo a Binasco e per noi questo passaggio è un appuntamento al quale non riusciamo a rinunciare. Dieci corridori che escono dalla periferia di Milano e puntano decisi la strada come se Sanremo non fosse distante quasi 300 chilometri. Sarà un lungo viaggio.


Il gruppo allungato transita lungo i paesi della pianura che separano Milano dalla Riviera Ligure. I colori del ciclismo risvegliano queste piccole comunità che si riversano sulla strada. Di anno in anno incontriamo le stesse persone negli stessi luoghi. Al tempo stesso piccole o grandi cose cambiano. E' la stessa corsa, ma non è la stessa cosa.


Elia Viviani beve, il compagno di squadra Alaphilippe lo segue, sono i due favoriti per la vittoria e se ne stanno in mezzo al gruppo al coperto ed al risparmio. La pianura è monotona e procediamo di cavalcavia in cavalcavia per cercare punti di riferimento. A Novi c'è la Campari ed il bivio per l'autostrada nella zona industriale. Il gruppo è in lunga fila indiana, passa veloce e noi ripartiamo.


La corsa ora transita nelle valli dell'Appennino Genovese. Il gruppo procede inesorabile all'inseguimento dei battistrada. Questo è solitamente il luogo più freddo di tutta la corsa, un vero frigorifero. Le acque dello Stura ci scorrono accanto ma oggi non ci danno alcun senso di gelo, casomai un leggero refrigerio. Penso al tempo nel quale venivo in bici sino a qui, e mi pareva un viaggio irripetibile. Focaccia e biscotti, è il nostro pranzo.




In Riviera oggi è caldo da morire, che sembra Giugno. Un giorno ricorderemo questa edizione della corsa come un astratta edizione estiva, un po' come oggi ricordiamo la corsa del 2013 come una bizzarra edizione invernale. E' una delle tante contraddizioni della Primavera, il nomignolo più azzeccato per la Milano Sanremo.


I Capi. Tre in fila, uno dopo l'altro. Quando arriviamo qui sappiamo che il viaggio è quasi terminato. Ma adesso è la tensione che sale. Sale l'emozione della corsa, sale la velocità di gara, salgono tutte le nostre preoccupazioni legate al nostro inseguimento. Ma qui dobbiamo esserci, non possiamo mancare.




Bellissimo il Poggio. Non potevamo non esserci ma avremmo potuto perderlo, per amore di un modo di vedere la corsa che vuole essere diverso. Potevamo anche non arrivare, ed avremmo comunque raccontato tutto ciò che c'era stato prima. In una competizione dove contano solo gli ultimi dieci chilometri noi siamo testimoni dei primi duecentottanta. Avremmo potuto non arrivare sino a qui, ma non sarebbe stato lo stesso.

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