giovedì 27 marzo 2025

Gli arcobaleni | Tirreno-Adriatico 2025

 

di Francesco Bonasera

La corsa passa nei pressi di uno dei tanti castelli Marchigiani (A. Federico)



Le Marche sono dappertutto. Te le ritrovi addosso che ti abbracciano e ti fanno il solletico, un po' sorelle, un po' amiche d'infanzia. Di quelle che ti dicono le cose come stanno, eccola la realtà in faccia, anche se fa male. Perché dietro a ogni curva si può sempre spegnere la luce. 
Col sorriso obliquo complice e una frase in dialetto tronco, e poi con qualche lacrima calda e nascosta, perché mica ti puoi emozionare così, in mondovisione.

Tanto, poi, anche le lacrime se le porta via il vento impetuoso di queste terre, che pettina i campi verdi e storce anche i pensieri degli alberi più duri. Vento, vento e ancora vento. In faccia ai corridori, che chi me l'ha fatto fare, che chiuditi il giacchetto, che me ne torno a casa, va'. Che già ci pensano le strade a buttarti con le spalle al muro. Uno schiaffo forte, subito dopo ogni carezza. Su e giù, quasi fino a toccare il cielo col fiato e poi scavare la terra a mani nude. Un ottovolante senza bisogno di padroni né di gettoni. Prendi e vai.

Pergola aspetta e attende, fiduciosa e spoglia. Qualcuno arriverà, speriamo faccia presto. Perché c'è il tempo che non smette di chiamarci da una vita. Ma, please, stay. Noi ci prendiamo un caffè e i Bronzi Dorati di Cartoceto fissano la linea del traguardo, loro così esperti di gradini del podio.

Ma no, non è nemmeno questa la sera dei miracoli. Col mare buio pesto e la pioggia che non smette più di fare a botte con la Luna. Mica lo capisce che di notte gli arcobaleni non si vedono mai. E allora è strano il nostro destino, di naviganti in cerca di quello che su internet non si trova, di sapori come quelli di una volta e di bici che sanno fare imprese eccezionali.




 

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