La scorsa settimana ha nevicato. E' ormai pieno inverno ed il paesaggio delle colline Marchigiane imbiancato di fresco mi ha fatto pensare al Gavia, la mitica cima che il Giro affronterà durante la prossima edizione. Il Gavia è una montagna meravigliosa; transitare lassù significa confrontarsi con una salita molto impegnativa, ma non solo. La vera sfida la impone la natura; la strada si inerpica sulla destra orografica della valle proponondo sulla sinistra un burrone impressionante. In alto i ghiacciai scrutano minacciosi. Si sale per oltre quindici chilometri e la strada è stretta.
La storia ha scelto questo passo quando nel 1988 il Giro scalò il Gavia sotto una vera e propria bufera di neve. Valdervelde in fuga con la sola maglia ciclamino addosso transitò per primo ma si disperse nella discesa dove il vero dramma si concretizzò. Paura, solitudine, freddo, silenzio ed un crescente senso di impotenza attendevano tutti i ciclisti in quella discesa. Fu uno dei momenti più drammatici del ciclismo moderno.
Sono transitato (in automobile) sulla cima del Gavia nel Maggio del 2006 al seguito del Giro vinto da Basso. Sul passo c'era ancora tanta neve ma anche tanta gente. Si dice che non potrà esserci un altro Gavia visto che oggi la programmazione dell'evento e delle squadre consente di anticipare e prevenire certi problemi e so che è giusto che i corridori non corrano rischi del genere ma a volte mi spiace pensare che sia davvero così.
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