E' ovviamente un racconto di fantasia. Ma sono sicuro di non esserci andato lontano... vero Cadel?
Borg d’Oisan è già lontana. La curva è secca a sinistra; non è un tornante ma quasi un angolo dove il gruppo è arrivato lanciatissimo. Sembrava che ci andassimo a schiantare sulla roccia. I primi sei chilometri sono a strapiombo su Borg d’Oisan con la strada scavata a suon di dinamite sul costone; vi è solo un breve tratto di respiro quando si attraversa la La Garde, poi comincieremo a vedere L’Alpe e sarà già qualcosa.
Ci vuole più di un chilometro per giungere al primo tornante; è forse il chilometro più pendente. La gente si apposta lì perché è comodo da raggiungere e perché tutti sanno che su quel tratto assolato di strada si farà la grande selezione. Risultato; un pandemonio fatto di colori e urla, gente ubriaca di ciclismo e di birra. Un vero casino.
Noi però non sentiamo nulla. Lo sforzo è bestiale e continuiamo a smanettare per scendere di rapporto in rapporto e trovare una cadenza accettabile. In questo chilometro Lance metteva i suoi gregarioni a tirare come pazzi per stancare Ullrich. Quì si è raccontata molta leggenda del ciclismo moderno. E’ il chilometro delle lepri, di chi scatta per tirare il collo ai capitani delle squadre avversarie, di chi tira sino allo spasimo per far fuori chi non ha il diritto di salire sulla montagna che il popolo del ciclismo ha eletto come simbolo.
Siamo lì. Tra i primi, a ruota della maglia gialla. Ci sono tutti. C’è Menchov che scalpita, io che ancheggio, Kohl che pare in estasi, Vandevelde che soffre come un cane. Ma soprattutto ci sono i CSC che pedalano come matti. Scatta Sastre e Menchov gli va dietro. Guadagnano subito ma poi devono prendere fiato e noi torniamo sotto. Ma non mollano; bastardi. Non si capisce nulla; c’è gente che urla dentro le orecchie, la tempie che pulsano e gli occhi già lacrimano per la fatica e per il sudore. C’è Andy Schleck, il piccolino, che fa schifo da quanto pedala bene mentre Franck, il maggiore, che è scivolato dietro con la sua maglia gialla. Forse è in difficoltà.
Menchov ha mollato e lo passiamo senza pietà; fuori un altro, dopo Vandevelde ieri… questo era pericoloso per via della crono. Sastre tira dritto ma non mi preoccupa. E’ un piazzato ed a crono è un chiodo. Non mi faccio fregare da Frank che sta facendo il furbo. Siamo rimasti pochi e siamo quelli che si giocano il Tour. Tutti ora mi guardano; credono di fregarmi con la storia di Sastre là davanti. Se solo i due fratellini la smettessero per un attimo di scattare potrei recuperare quel chilometro in apnea. Tanto più che così rientra anche Menchov; non sanno correre. Poi c’è Kohl che proprio non si capisce cosa voglia fare; prima tira poi soffre, poi scatta come un invasato, poi soffre ancora.
Io mi tengo stretto Frank perché si vede che tra un po’ accelera. Mica la molla a Sastre, la maglia gialla. Ora ne mancano otto di chilometri, e vedrai che tra un po’ parte. Meno male che la maglia non la indossa il fratellino perché quello ci avrebbe bastonato tutti quanti. Dio quanto è caldo, questo dolore alla spalla proprio non lo sopporto. Dicono che non entusiasmo ma vorrei vedere quelle facce da morto dei giornalisti in sella a quest’affare, con “sti” ragazzotti che ti fanno diventare matto. Hanno smesso di scattare ma nessuno tira. Non vado certo io. Mica ho la maglia, io. La vorrei quella maglia. Ce la avevo quella maglia. Poi a Pratonevoso l’ho dovuta mollare. Proprio non ce l’ho fatta a seguire quegli ultimi scatti. Sempre Kohl. E’ lui quello che fa più male di tutti. Sastre là davanti non ci starà credendo. Lo stiamo lasciando andare. Ecco il tornante degli Olandesi. Ho sempre un po’ di paura a passare di qui. C’è pieno di ubriachi, di pazzi scatenati. Li odio, a volte, i tifosi. Siamo ancora fermi. Dio buono, quello là davanti non lo prendiamo mica più. Adesso però Frank scatta, io posso anche tenerlo e così salviamo il Tour. Menchov è di nuovo con noi. Pensavo d’averlo fatto fuori. Lui sì che mi preoccupa. E mi preoccupa anche Frank che continua a chiacchierare col fratellino. Continuano a guardarmi. Non vedono l’ora di partire… e sarebbe anche il momento visto che lo Spagnolo la davanti non molla. Ma che cavolo aspettano a partire? Quattro all’arrivo e qui nessuno si muove. Kohl non ne può più, Menchov è un miracolo che sia qua, i tre AG2R son già contenti di stare con noi. Caro Frank, se non vuoi perdere la maglia è meglio che ti muovi. Dai, diglielo tu, Andy. Diglielo che così perde il Tour. Ma perché cavolo mi guardi? Vai, parti. Che mi guardi a fare?
Ci vuole più di un chilometro per giungere al primo tornante; è forse il chilometro più pendente. La gente si apposta lì perché è comodo da raggiungere e perché tutti sanno che su quel tratto assolato di strada si farà la grande selezione. Risultato; un pandemonio fatto di colori e urla, gente ubriaca di ciclismo e di birra. Un vero casino.
Noi però non sentiamo nulla. Lo sforzo è bestiale e continuiamo a smanettare per scendere di rapporto in rapporto e trovare una cadenza accettabile. In questo chilometro Lance metteva i suoi gregarioni a tirare come pazzi per stancare Ullrich. Quì si è raccontata molta leggenda del ciclismo moderno. E’ il chilometro delle lepri, di chi scatta per tirare il collo ai capitani delle squadre avversarie, di chi tira sino allo spasimo per far fuori chi non ha il diritto di salire sulla montagna che il popolo del ciclismo ha eletto come simbolo.
Siamo lì. Tra i primi, a ruota della maglia gialla. Ci sono tutti. C’è Menchov che scalpita, io che ancheggio, Kohl che pare in estasi, Vandevelde che soffre come un cane. Ma soprattutto ci sono i CSC che pedalano come matti. Scatta Sastre e Menchov gli va dietro. Guadagnano subito ma poi devono prendere fiato e noi torniamo sotto. Ma non mollano; bastardi. Non si capisce nulla; c’è gente che urla dentro le orecchie, la tempie che pulsano e gli occhi già lacrimano per la fatica e per il sudore. C’è Andy Schleck, il piccolino, che fa schifo da quanto pedala bene mentre Franck, il maggiore, che è scivolato dietro con la sua maglia gialla. Forse è in difficoltà.
Menchov ha mollato e lo passiamo senza pietà; fuori un altro, dopo Vandevelde ieri… questo era pericoloso per via della crono. Sastre tira dritto ma non mi preoccupa. E’ un piazzato ed a crono è un chiodo. Non mi faccio fregare da Frank che sta facendo il furbo. Siamo rimasti pochi e siamo quelli che si giocano il Tour. Tutti ora mi guardano; credono di fregarmi con la storia di Sastre là davanti. Se solo i due fratellini la smettessero per un attimo di scattare potrei recuperare quel chilometro in apnea. Tanto più che così rientra anche Menchov; non sanno correre. Poi c’è Kohl che proprio non si capisce cosa voglia fare; prima tira poi soffre, poi scatta come un invasato, poi soffre ancora.
Io mi tengo stretto Frank perché si vede che tra un po’ accelera. Mica la molla a Sastre, la maglia gialla. Ora ne mancano otto di chilometri, e vedrai che tra un po’ parte. Meno male che la maglia non la indossa il fratellino perché quello ci avrebbe bastonato tutti quanti. Dio quanto è caldo, questo dolore alla spalla proprio non lo sopporto. Dicono che non entusiasmo ma vorrei vedere quelle facce da morto dei giornalisti in sella a quest’affare, con “sti” ragazzotti che ti fanno diventare matto. Hanno smesso di scattare ma nessuno tira. Non vado certo io. Mica ho la maglia, io. La vorrei quella maglia. Ce la avevo quella maglia. Poi a Pratonevoso l’ho dovuta mollare. Proprio non ce l’ho fatta a seguire quegli ultimi scatti. Sempre Kohl. E’ lui quello che fa più male di tutti. Sastre là davanti non ci starà credendo. Lo stiamo lasciando andare. Ecco il tornante degli Olandesi. Ho sempre un po’ di paura a passare di qui. C’è pieno di ubriachi, di pazzi scatenati. Li odio, a volte, i tifosi. Siamo ancora fermi. Dio buono, quello là davanti non lo prendiamo mica più. Adesso però Frank scatta, io posso anche tenerlo e così salviamo il Tour. Menchov è di nuovo con noi. Pensavo d’averlo fatto fuori. Lui sì che mi preoccupa. E mi preoccupa anche Frank che continua a chiacchierare col fratellino. Continuano a guardarmi. Non vedono l’ora di partire… e sarebbe anche il momento visto che lo Spagnolo la davanti non molla. Ma che cavolo aspettano a partire? Quattro all’arrivo e qui nessuno si muove. Kohl non ne può più, Menchov è un miracolo che sia qua, i tre AG2R son già contenti di stare con noi. Caro Frank, se non vuoi perdere la maglia è meglio che ti muovi. Dai, diglielo tu, Andy. Diglielo che così perde il Tour. Ma perché cavolo mi guardi? Vai, parti. Che mi guardi a fare?
Nessun commento:
Posta un commento