Oggi il Tour affronta una tappa sulla carta interlocutoria. I protagonisti della classifica devono preparare i loro motori per la decisiva cronometro di Sabato. Si arriva a Saint Etienne, classico approdo della “Grand Boucle”. Normalmente, questo genere di tappe finisce per essere un appetitoso boccone per chi non è ancora riuscito a strappare un successo. Pozzato, per esempio. Ma io mi sono fatto un altro “film”. Vorrei tanto che questo Tour così “low profile” si smentisse e ci regalasse finalmente una tappa degna della sua storia. Si arriva a Saint Etienne e vorrei tanto vedere delle imboscate, degli attacchi decisi, dei complotti. Si arriva a Saint Etienne dove diciotto anni fa (quanto tempo, a me sembra ieri…) si scrisse una delle pagine più belle del ciclismo moderno. L’imboscata orchestrata da Lemond a Chiappucci. Vale la pena raccontarla.
Era l’anno delle “notti magiche”; un caldo bestiale. Il Tour girava al contrario rispetto a quest’anno ed una fuga aveva caratterizzato la prima parte della corsa. Quattro coraggiosi avevano “strappato” al gruppo un permesso di dieci minuti, sin dal primo giorno. Quei dieci minuti, per due di loro (Bauer e Maasen), si erano polverizzati nel giro di una tappa; quella che arrivava all’Alpe d’Huez. Ma il Francese Pensec e lo sconosciuto Chiappucci erano rimasti, a sorpresa, con il vantaggio praticamente intatto a giocarsi maglia gialla e, forse, il Tour!
Un bel guaio per Lemond, che aveva strappato alla squadra Francese “Z” il primo contratto miliardario (c’erano le lire) nella storia del ciclismo con l’obbiettivo dichiarato di vincere il Tour de France. Si mise ancor peggio il giorno successivo all’Alpe, quando Pensec, compagno di squadra di Lemond, perse maglia e mutande nella crono-scalata di Villard de Lans. Lingualunga Chiappucci, in giallo baciato dalla mamma, con una sola tappa Pirenaica davanti (la seconda, che cavalcava l’Aubisque era ridicola), diventava a sorpresa il favorito assoluto del Tour.
Dopo un giorno di riposo gestito sciaguratamente da Chiappucci, occupato in decine di interviste, il Tour puntava su Saint Etienne con una tappa di media montagna; una di quelle dedicate alle lunghe fughe. Scattò il trappolone.
Pensec fuggì e guadagnò subito terreno. Ci dava come un pazzo, la davanti. Recuperava il vantaggio perso nella crono e tornava virtualmente in giallo. Chiappucci mise la Carrera a tirare. La squadra, già di per se deboluccia, si sfinì nel lungo inseguimento al caldo, sui saliscendi del Midì. Eppure ce la fecero, i compagni del “Chiappa”; acchiapparono Pensec ai piedi dell’ultima salita. Solo a quel punto, però, apparve chiaro il piano diabolico. Lemond attaccò Chiappucci, rimasto senza più squadra e già provato dal lungo inseguimento. Chiappucci non fu in grado di reagire e perse cinque minuti in una tappa tutto sommato insignificante. Oltre al danno, la beffa; Pensec arrivò attardatissimo, segno che quella sua fuga era nient’altro che un bluff. L’unico scopo di quella azione era stato quello di eliminare tutti i gregari di Chiappucci.
Un bel guaio per Lemond, che aveva strappato alla squadra Francese “Z” il primo contratto miliardario (c’erano le lire) nella storia del ciclismo con l’obbiettivo dichiarato di vincere il Tour de France. Si mise ancor peggio il giorno successivo all’Alpe, quando Pensec, compagno di squadra di Lemond, perse maglia e mutande nella crono-scalata di Villard de Lans. Lingualunga Chiappucci, in giallo baciato dalla mamma, con una sola tappa Pirenaica davanti (la seconda, che cavalcava l’Aubisque era ridicola), diventava a sorpresa il favorito assoluto del Tour.
Dopo un giorno di riposo gestito sciaguratamente da Chiappucci, occupato in decine di interviste, il Tour puntava su Saint Etienne con una tappa di media montagna; una di quelle dedicate alle lunghe fughe. Scattò il trappolone.
Pensec fuggì e guadagnò subito terreno. Ci dava come un pazzo, la davanti. Recuperava il vantaggio perso nella crono e tornava virtualmente in giallo. Chiappucci mise la Carrera a tirare. La squadra, già di per se deboluccia, si sfinì nel lungo inseguimento al caldo, sui saliscendi del Midì. Eppure ce la fecero, i compagni del “Chiappa”; acchiapparono Pensec ai piedi dell’ultima salita. Solo a quel punto, però, apparve chiaro il piano diabolico. Lemond attaccò Chiappucci, rimasto senza più squadra e già provato dal lungo inseguimento. Chiappucci non fu in grado di reagire e perse cinque minuti in una tappa tutto sommato insignificante. Oltre al danno, la beffa; Pensec arrivò attardatissimo, segno che quella sua fuga era nient’altro che un bluff. L’unico scopo di quella azione era stato quello di eliminare tutti i gregari di Chiappucci.
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