Da noi Italiani verrà ricordato soprattutto per le quattro Sanremo. Sarebbero state addirittura cinque se nel 2004 non avesse alzato troppo frettolosamente le braccia al cielo, facendosi infilare da Freire sulla sinistra. Un brutto modo per interrompere una serie impressionante di vittorie in Riviera, in una corsa in cui è difficilissimo ripetersi (chiedete a Petacchi). Ma Zabel è stato anche l’uomo delle maglie verdi al Tour, quando la Germania dominava anche con Ullrich (compagno di squadra mai tanto amato). E’ stato l’uomo delle Parigi-Tours (tre in carriera) e della Coppa del Mondo, vinta nel 2000, a testimoniare la sua natura eclettica. Non ha mai brillato al Nord, pur vincendo un Amstel. Il suo grande rimpianto rimane il Mondiale. Lo ha avvicinato troppe volte senza riuscire ad agguantarlo. Secondo a Verona, nel 2004, e secondo a Salisburgo nel 2006. Avrebbe portato con onore la maglia del campionissimi ma, a volte, il ciclismo è ingiusto nei confronti dei suoi figli migliori. Un campione amatissimo, perché serio e disponibile. Lascia anche lui il professionismo nell’anno in cui il suo grande avversario, Bettini, abbandona. Con loro si è davvero chiuso un ciclo. Criticabile, ma è opinione personale, il lungo addio quando era chiaro già da un paio d'anni, che i risultati non sarebbero più stati all'altezza. Probabilmente la giustificabile debolezza di un uomo forte, legato al suo mondo.
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