Non si scrive così ma il suono è quello. Sono quei fiori gialli che a primavera punteggiano i prati e che, a Maggio, si trasformano in piccole sfere di fili bianchi. Dentro quelle sfere c’è tutto un mondo che, almeno una volta, ogni bambino ha esplorato, sino a disfarlo con un lungo soffio. Io li avevo sempre chiamati “fuh” proprio per il soffio. Poi me ne fu sussurrato il nome, in una lingua lontana, da una donna. “Adiavanchick”. Adesso è mia figlia a giocare con quelle sfere mentre io e mia moglie ricordiamo il tempo in cui lei me ne rivelò il nome. Cosa c’entra con il Giro? Nulla, se non che la splendida tappa di ieri tagliava campi interi di Adiavanchick in fiore. Il ciclismo non è solo scatti ed arrivi solitari. E’ emozione. Un soffio e via, fino a perdere il fiato.
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