Difficile dire se il Tour possa essere ancora alla portata di Basso, ma certamente, per alcuni anni, lo è stato.
Curva a destra veloce, in discesa. E' l'estate del 2001, c'è il Tour che arriva sotto le prime salite e c'è un Francese (l'ultimo grande) in fuga con altri coraggiosi. Jalabert è adorato dai connazionali. Il campione però è preoccupato, perchè in fuga con lui c'è un ragazzo, un giovane Italiano, che pedala davvero bene. Discesa. Curva a destra veloce. All'Italiano, Ivan Basso, scivola la ruota davanti ed è per terra. Clavicola fratturata e ciao Jaja. Il Francese vince la tappa e poi elogia il giovane rivale - "Sarebbe stato un osso duro". Non sempre va dritta alla prima.
Erano gli anni delle sfide stellari tra Ullrich ed Armstrong. Le salite scalate a 110 pedalate al minuto e tutto il resto. Basso è cresciuto di anno in anno alla ruota di moto, più che uomini, e non si capacitava di come tifosi e giornalisti non riuscissero a capire. "Come fai ad attaccare, se a mala pena stai a ruota?" disse un giorno, sfinito, su un traguardo di montagna.
Accarezzò l'idea del Tour nel 2004, quando riuscì a tenere in salita sino all'ultimo metro. E nel 2005 dimostrò di potercela fare. Secondo a Parigi. Era lui, il predestinato del Tour.
Poi il disastro degli anni buttati per la squalifica. Ed ora il ritorno.
Ullrich non c'è più. Armstrong c'è ancora, ma sarà lì, a fare ombra a quel grande ciclista che fu. La generazione del nulla (Contador, gli Schleck e gli altri fantocci) deve dimostrare di essere finalmente matura. Basta cavolate tipo il pistolero, basta body gialli da pagliaccio, basta traguardi regalati e sfide mancate (lo scandalo del Ventoux 2009 è ancora vivo). Vogliamo ciclismo, vogliamo sfida, vogliamo sano e crudo scontro. Basso nel suo unico giorno in rosa ha voluto indossare i pantaloncini con il colore del club. "Quando Indurain era maglia rosa non ha mai indossato il body; lui era un grande campione". Già. Allora il Tour era una cosa maledettamente seria. E' ora che torni ad esserlo.
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