Un Tour antico. finalmente. La Parigi Roubaix estiva è solo uno dei numerosi trabocchetti del percorso. Facciamo un passo indietro. Anni novanta. Il Tour veniva ingiustamente (poi vediamo perchè) accusato di presentare tappe pianeggianti e noiose in avvio. Non solo, quando venivano inseriti trabocchetti (Passage du Gois 1999), si gridava allo scandalo in quanto si sosteneva che la selezione doveva appartenere solo e soltanto alla salita. Così, negli anni duemila (che verranno ricordati come il periodo nero del ciclismo e del Tour), complice anche un cambio al vertice, ha modificato qualcosa (tant), inserendo dentelli (quelli si inutili) e, soprattutto, eliminando le trappole. I detrattori del Tour sono rimasti tali, mentre i buongustai hanno dovuto inghiottire la polpetta avariata.
In effetti il Tour ha sempre presentato nella prima settimana (anzi, nei primi dieci giorni) un percorso apparentemente aperto. Apparentemente perchè proprio quella relativa semplicità altimetrica suscitava gli appetiti di tutti i corridori. Nel corso della storia del Tour in quei primi giorni se ne sono viste di tutti i colori. Senza scomodare la cotta tremenda di Coppi, basta ricordare la fuga bidone che lanciò Chiappucci nel 1990. La trappola di Lemond l'anno dopo. La zampata di Indurain del 1995. Le sofferenze di Pantani nel 1998, prima dela grande rimonta. Poi giungevano le montagne, che rimettevano le cose a posto. L'errore di molti, in quegli anni, è stato quello di pensare che Indurain vinceva grazie al percorso. Macchè, Miguelon asfaltava tutti anche in salita.
Oggi il Tour forse si è accorto dell'errore e torna a proporre una prima settimana priva di salite ma ricca di difficoltà. Guardate la prima tappa, da Rotterdam a Bruxelles: sarà un inferno di vento e di insidie. Sino ad Anversa si snoda tutta sull'acqua; tra vento laterale, ponticini e spargitraffico.
Guardate la seconda, sino a Spa. Una piccola (piccola?) Liegi, con tanto di Stokeau. Della terza s'è già detto (ed intanto non si è ancora tirato il fiato un metro).
Le tre successive sono all'apparenza meno selettive ma bisognerà probabilmente fare i conti con il cattivo tempo.
Ritengo il menù più che sufficiente per far cappottare qualcuno. Non posso pensare che non ci sia già qualcuno con un piano assassino. Ho, più che altro, bisogno di crederlo.
In effetti il Tour ha sempre presentato nella prima settimana (anzi, nei primi dieci giorni) un percorso apparentemente aperto. Apparentemente perchè proprio quella relativa semplicità altimetrica suscitava gli appetiti di tutti i corridori. Nel corso della storia del Tour in quei primi giorni se ne sono viste di tutti i colori. Senza scomodare la cotta tremenda di Coppi, basta ricordare la fuga bidone che lanciò Chiappucci nel 1990. La trappola di Lemond l'anno dopo. La zampata di Indurain del 1995. Le sofferenze di Pantani nel 1998, prima dela grande rimonta. Poi giungevano le montagne, che rimettevano le cose a posto. L'errore di molti, in quegli anni, è stato quello di pensare che Indurain vinceva grazie al percorso. Macchè, Miguelon asfaltava tutti anche in salita.
Oggi il Tour forse si è accorto dell'errore e torna a proporre una prima settimana priva di salite ma ricca di difficoltà. Guardate la prima tappa, da Rotterdam a Bruxelles: sarà un inferno di vento e di insidie. Sino ad Anversa si snoda tutta sull'acqua; tra vento laterale, ponticini e spargitraffico.
Guardate la seconda, sino a Spa. Una piccola (piccola?) Liegi, con tanto di Stokeau. Della terza s'è già detto (ed intanto non si è ancora tirato il fiato un metro).
Le tre successive sono all'apparenza meno selettive ma bisognerà probabilmente fare i conti con il cattivo tempo.
Ritengo il menù più che sufficiente per far cappottare qualcuno. Non posso pensare che non ci sia già qualcuno con un piano assassino. Ho, più che altro, bisogno di crederlo.
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