mercoledì 8 settembre 2010

Il ciclismo d'autunno

Stiamo entrando nella fase più affascinante di tutto il calendario.... l'autunno. Lontani dall'euforia delle prime corse e dalle grandi avventure sulle strade del Nord. Distanti dalle strade del Giro innondate di tarda primavera. Ed anche le infuocate strade del Tour sono ormai un ricordo lontano. S'aprono le strade d'autunno; quelle delle ultime corse e delle ultime emozioni. Autunno significa soprattutto Giro di Lombardia. Ma anche Mondiale. Ed anche Giro dell'Emilia. Tre grandissime corse di un solo giorno. Corse che poi rimangono impresse un inverno intero e che diventano il prologo del nuovo inizio, per una nuova primavera. Era così già ai tempi dei pionieri ed è rimasto così ancora oggi, sebbene sia stato costruito un calendario che cerca di impegnare gli atleti tutto l'anno (follia). La stagione, quella vera, si chiude sul Lago di Como il sabato del Giro di Lombardia. I grandi se ne vanno in vacanza e cominciano a pensare al Poggio. Da quando il Campionato del Mondo è stato inserito tra le corse d'autunno (prima si correva d'estate, dopo il Tour), non si può negare che molti protagonisti siano tornati a correre corse che, prima, venivano un poco snobbate proprio per le fatiche accumulate in una stagione senza soste. Oggi abbiamo addirittura gli specialisti dell'autunno: gente come Gilbert, che trova grande facilità a pedalare durante la stagione delle foglie morte. Ma anche Samuel Sanchez. Anche Kolobnev. Veri e propri specialisti delle corse d'autunno. Ma quest'anno la mia attenzione viene catturata dal nostro gioiellino. Vincenzo Nibali. Dopo una Sanremo da protagonista ed un grande Giro, il Messinese sta correndo una bella Vuelta. Se non si spreme troppo può arrivare a correre un grandissimo Giro di Lombardia che, lo ricordo, si vince anche con grandi discese. Quest'anno però il Mondiale si corre addirittura in Australia (a quando sulla Luna?) e temo che moltissimi termineranno laggiù le loro fatiche. Poco importa, non sono i corridori a rendere grandi le corse ma semmai il contrario. Così, le arcigne rampe del San Luca, e le tortuose strade del Lario, saranno ancora una volta il teatro di una storia che l'inverno non potrà cancellare.

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