Più passano i giorni, più emerge quanto ha realizzato Goss sabato scorso. Dopo aver visto e rivisto le immagini appare chiaro quanto l’Australiano abbia lavorato per poter propiziare il suo sprint. E’ stato cinico quando ha deciso di non lasciare un metro a Cancellara e freddo quando ha rischiato tutto lasciando andare Gilbert. E’ stato spietato quando si è messo alla ruota del Belga per aspettare la volata, e devastante nell’espressione dello sprint.
Più passano i giorni e più ci chiediamo se le magie viste sabato siano l’inizio di una lunga carriera, od un fortunato episodio di grazia che non avrà riscontri in futuro. Solo il tempo ce lo potrà dire.
Forse il vero pacco fu Cavendish due anni or sono, quando si presentò al mondo proprio sul lungomare Calvino, ma poi non seppe replicare in nessun altra Classica. Il vero rischio per la Sanremo è quello di retrocedere a corsa per velocisti, e la vittoria di Cavendish, ad oggi, non lascia dubbi: quel giorno vinse un velocista.
La Primavera ha già vissuto carneadi travestiti da Campioni. Fu il caso (più unico che raro) di Fons de Wolf, quando seppe inanellare Lombardia e Sanremo (!) a cavallo di un inverno e poi non seppe più far altro. Fu Gomez, a trionfare come Maechler, dopo una fuga infinita dove il gruppo rimase con un palmo di naso.
Ma forse il più irritante di tutti i successi inutili fu quello di Colombo, un corridore che si annunciò splendido, nel giorno di Primavera del 1996 ma poi non seppe mai più mostrare cosa era davvero in grado di fare. Quel giorno Colombo si portò dietro un certo Sciandri sin dalla Cipressa, e seppe gestire, come Goss, un finale splendido.
Allora non abbattiamoci, godiamoci il ricordo di quella corsa che per un anno rimarrà nei nostri occhi. Sono già dimenticate le Sanremo del nulla sino alla Cipressa. Sono già storia le Sanremo del sentimento della volata. Sabato scorso Pozzato e Cancellara hanno dimostrato che le differenze si possono fare anche altrove e, statene certi, qualcuno che è rimasto a casa (vero Cunego?) si sta mangiando le mani.
Più passano i giorni e più ci chiediamo se le magie viste sabato siano l’inizio di una lunga carriera, od un fortunato episodio di grazia che non avrà riscontri in futuro. Solo il tempo ce lo potrà dire.
Forse il vero pacco fu Cavendish due anni or sono, quando si presentò al mondo proprio sul lungomare Calvino, ma poi non seppe replicare in nessun altra Classica. Il vero rischio per la Sanremo è quello di retrocedere a corsa per velocisti, e la vittoria di Cavendish, ad oggi, non lascia dubbi: quel giorno vinse un velocista.
La Primavera ha già vissuto carneadi travestiti da Campioni. Fu il caso (più unico che raro) di Fons de Wolf, quando seppe inanellare Lombardia e Sanremo (!) a cavallo di un inverno e poi non seppe più far altro. Fu Gomez, a trionfare come Maechler, dopo una fuga infinita dove il gruppo rimase con un palmo di naso.
Ma forse il più irritante di tutti i successi inutili fu quello di Colombo, un corridore che si annunciò splendido, nel giorno di Primavera del 1996 ma poi non seppe mai più mostrare cosa era davvero in grado di fare. Quel giorno Colombo si portò dietro un certo Sciandri sin dalla Cipressa, e seppe gestire, come Goss, un finale splendido.
Allora non abbattiamoci, godiamoci il ricordo di quella corsa che per un anno rimarrà nei nostri occhi. Sono già dimenticate le Sanremo del nulla sino alla Cipressa. Sono già storia le Sanremo del sentimento della volata. Sabato scorso Pozzato e Cancellara hanno dimostrato che le differenze si possono fare anche altrove e, statene certi, qualcuno che è rimasto a casa (vero Cunego?) si sta mangiando le mani.
Nessun commento:
Posta un commento