L'avevamo già vissuta nel 1995 dopo la morte di Casartelli, con la differenza che allora fu un gesto di grandissima dignità del gruppo che si ribellò alle volontà degli organizzatori di quel Tour. La tragica processione Pirenaica fu un gesto nato dalla rabbia. Fu messa in atto da uomini cui non era stata data scelta. Trattati come fantocci. Burattini di legno che non dovevano provare dolore. La processione di allora fu il modo per onorare l'uomo che, secondo gli organizzatori, aveva rovinato la festa. Il morto. Quella di oggi al Giro (ma purtroppo ne abbiamo viste altre), è la triste messa in scena, approvata e sostenuta dagli organizzatori, di un gruppo di gente che non ha idee. Se davvero si voleva onorare Weylandt, a nostro modo di vedere non si sarebbe dovuto correre. Nessuno aveva voglia di farlo. E la gente a bordo strada aveva poca voglia di gioire al passaggio del gruppo. Sarebbe stato splendido pedalare assieme alla gente. Magari a ritroso verso il Bocco, verso quella curva maledetta. Ci avrei trovato un senso; uno scopo. Ma pedalare una tappa soltanto per non interrompere il Giro no. Non ha avuto molto senso.
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