sabato 28 maggio 2011

Tutto ciò che il Giro ci ha raccontato

I pomeriggi del Giro d'Italia sono terminati. Ormai agli sgoccioli, le storie del Giro una ad una si esauriscono nella notte dell'ultima vigilia. Il Giro si consegna a Milano e la carovana si disperderà come si era ritrovata. Nel nulla, dal nulla. Chilometri infiniti passati con i coltelli tra i denti o con l'attesa di un qualcosa che chissà se poi è arrivato. Un Giro duro, durissimo per la morte di uno dei suoi figli. Lo sconosciuto Weilandt che d'improvviso è entrato nel cuore delle persone e sulla bocca della gente che il giorno prima non lo conosceva. Quel numero 108 è diventato il simbolo di una corsa sportivamente meravigliosa perchè vera. Quelle arterie bianche della Toscana che hanno rivitalizzato la manifestazione dopo i giorni tremendi della scoparsa del corridore Belga sono, a nostro parere, l'unico vero futuro del ciclismo. Quelle immagini dei corridori sfiniti sono l'unico doping che ci tiene in piedi ore e ci fa sacrificare tempo per scrivere due righe che (forse) qualcuno leggerà. Il Giro d'Italia 2011 ci ha raccontato che questo sport è qualcosa che va oltre e che deve essere rispettato. Da noi, dai suoi figli. Deve essere conservato. Per chi ci sarà domani. Perchè coloro che ci seguiranno possano godere di queste briciole di civiltà a due ruote.

Finisce il Giro e ne siamo tristi. E già pensiamo alla prossima strada.

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