mercoledì 22 febbraio 2012

Raccontami ancora - Un racconto che giunge dal mare

Nonostante la ritrosia dei Francesi a curarsi d'un Italiano la prima dell'Equipe è tutta per il pelato.
Col de Paradis, 23 Luglio 1998
Stanno montando lo striscione del gran premio della montagna. Sono ancora lontano dal mare; mi sono fermato su questo piccolo colle a dormire con altri che si sono appostati su questa piazzuola. Sono molto stanco e vorrei già essere sulle Alpi, ma la strada da fare è ancora parecchia. Per esempio domani sarà un altro lunghissimo trasferimento. Questa mattina, viaggiando verso Tarascon ho incontrato alcuni corridori in allenamento nel giorno di riposo. Mi sono persino affiancato ad Axel Merckx che mi ha salutato. A Tarascon mi sono fermato un oretta per leggere il giornale e quindi ho cominciato a seguire il percorso del Tour. Verso l’ora di pranzo mi sono fermato anche a fare un bagno presso un bel lago; forse ho preso troppo sole ed ora le spalle mi bruciano un po’. Adesso sono qui, con l’umore un po’ di traverso… deve essere la stanchezza. Fa buio e qualcuno ha acceso un fuoco; mi avvicinerò per stare in compagnia.

Riprendo la strada del Tour, stavolta verso il mare.
Col de Murs, 24 Luglio 1998
Caldo bestiale. Sceso dal Col du Paradis ho fatto colazione presso un piccolo villaggio; solito croissant per cominciare bene la giornata. Poi strada, strada e strada. Tantissima gente già lungo la via ad aspettare la corsa che sarebbe passata soltanto molte ore più tardi; tutti organizzati per bene riuniti in gruppi con una grossa tavola a giocare a carte ed a mangiare. Tutti che mi salutavano e che mi facevano sentire finalmente a mio agio, lungo la “route du Tour”. Ho attraversato enormi vigneti adagiati su terre rosse come il sangue ed io costretto nella mia giacca sotto un sole bestiale. Ho provato ad aprire uno spiffero sul collo per procedere con minor sofferenza ma sono subito stato punto da una vespa. Mi sono talmente allarmato che sono andato a farmi dare una pomata presso un piccolo centro di ambulanze dove nessuno parlava l’inglese.

Il Col du Paradis è davvero un piccolo paradiso. Ma il caldo è insopportabile. Ci vuole un bel bagno in quegli irresistibili laghetti.
Per tutto il giorno ho avuto il chiodo fisso del trasferimento che avrei dovuto fare dopo la tappa. Un bel po’ di chilometri per raggiungere il Col de Murs nei pressi di Carpentraz, vicino al Ventoux. Ancora quella maledetta “autoroute”sul Mediterraneo. Ci ho pensato tutto il giorno. Così mi sono avvantaggiato sino a Beziers, vicino all’ingresso dell’autostrada. La corsa è passata in grande ritardo; non ho capito bene il motivo, ma pare ci sia stato uno sciopero, una protesta nei confronti della corsa. Ancora di mezzo il doping. Questa volta pare che fosse la TVM, la squadra sotto inchiesta.
Tutto sommato il trasferimento successivo è stato tranquillo perché in autostrada c’era poco traffico. Sono uscito nei pressi di Avignone ed ho proceduto per altri 70 km su strada statale per cercare questo “benedetto” Col de Murs dove ho trovato già tantissime tende e dove ho sistemato anche la mia. Così ora mi sento nuovamente parte della carovana.
Un’ora fa ho attraversato la Rhone; aria di terre che conosco. Sono nella tenda e scrivo grazie all’aiuto della pila perché il sole è calato già da un pezzo. Quando sono arrivato imbruniva ed a difficoltà ho trovato la strada giusta; questo pare un posto sperduto. E’ tardi e sono stanco ma mi sento protetto e la notte passerà in un baleno.

Il Tour passa a Bezier quasi a sera. Già pronti per il volatone.
Die, 25 Luglio 1998
Ancora una volta caldo insopportabile. La mattina, quando mi sono alzato, mi sono reso conto di essere in una specie di deserto. Ieri sera con il buio non mi ero accorto che questo colle è praticamente privo di alberi e che al loro posto proliferano invece arbusti bassi e spinosissimi che non offrono alcun riparo dal sole; le rocce sono bianche, come quelle del Ventoux e riflettono il sole. Una specie di inferno. La gara invece è stata avvincente: Luc Leblanc ha fatto una splendida azione, anche se penso che sia stato ripreso prima del traguardo. Io di questo Tour non sto praticamente vedendo nulla; non so chi vince le tappe, i distacchi, scopro di giorno in giorno cose nuove dai giornali del giorno dopo, eppure non desidero affatto essere a casa davanti alla TV. Mangio male (a volte neanche mangio), dormo peggio e soprattutto non ho un bagno per lavarmi ma ho l’opportunità di seguirmi questa gara meravigliosa e di vivere al seguito di questa manifestazione. Seguito non ufficiale, ovviamente. Siamo una specie di carovana parallela alle prese con cartine stradali, divieti di transito e tanto, tanto caldo. Scrivo da una panchina di un paesino che si chiama Die. Dove sono esattamente? Ho piazzato la tenda ad un chilometro da qui proprio all’imbocco della salita che porta al Col de Rousset. Stasera mi sento bene; c’è parecchio vento, un vento piacevole ed aspetto che la cabina telefonica si liberi per chiamare casa.

Spettacolo sul Col de Murs. Una marea di gente nonostante il clima infernale.
Questa mattina ho fatto un incontro speciale con un uomo che viene dalla Repubblica Ceca; anche lui da solo con un grosso fuoristrada. Grande appassionato di ciclismo. Non è chiarissimo ciò che ci siamo raccontati e come, ma quel che è certo è che quando ha saputo che vengo da Genova si è emozionato ed ha cominciato a raccontarmi di quando vide il mare scendendo verso la mia città. Era il suo primo viaggio per l’Europa e mai aveva visto il mare. Il suo racconto era a tratti incomprensibile a tratti chiarissimo ma quello che traspariva maggiormente era l’emozione. I suoi occhi erano lucidi e non c’era modo di fermarlo mentre ripeteva a memoria le parole che probabilmente disse quella volta, ancora con le mani tra i capelli, come forse aveva fatto allora.


In lontananza il Ventoux. Adesso si punta decisi verso le Alpi.

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