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La fuga parte prestissimo, a Binasco è già "fuori" |
La gente sulla strada li aspettava. Quasi devoti ad una folle tradizione loro sono partiti a tutta e si sono lentamente lasciati ingoiare dalla strada. La fuga inutile, quella che non cambia nulla ma che scalda la strada, che esalta chi si è fermato, chi ha dedicato qualche minuto a questo evento. Loro c'erano: partiti come treni senza meta, senza un briciolo di speranza, ma con quel germe di follia che li spingeva a colmare quel vuoto di strada davanti a loro.
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Sforzo a pieni polmoni. La gente è tutta per loro. |
Una bimba non vede l'ora che passi la corsa, forse non sa neppure cosa sia... la corsa. Non sa cosa si debba aspettare e circola intorno alla madre che ne contiene l'entusiasmo. Poi la gara si avvicina e le potenti macchine rosse dell'organizzazione sfrecciano velocissime sull'asfalto. Il rumore delle gomme sa di riordo rimosso, qualcosa di pauroso; e la bimba rimane a bocca aperta. Arriva la fuga e la gente si entusiasma; lei adesso è avvinghiata alla madre in un gesto che unisce timidezza e timore. Eppure è rapita da quei colori, dal coraggio di quei ragazzi che sono così forti e veloci. Colorati. Forse non giungeranno neppure ad Imperia, ma queste emozioni sono tutte per loro.
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Ji Cheng (Project 1T4i), Vegard Stake Laengen (Team Type 1), Dmitriy Gruzdev (Astana), Juan Pablo Suarez Suarez (Coldeportes), Angelo Pagani (Colnago), Juan Jose Oroz Ugalde (Euskaltel), Pier Paolo De Negri (Farnese Vini), Michael Morkov (Saxo) e Oleg Berdos (Utensilnord) |
La strada si allarga nella campagna del nord, sembra quasi di stare in un deserto. Non si incontra nessuno da chilometri e sembra quasi d'aver sbagliato strada, se non fosse che le auto dell'organizzazione non fanno una piega. Ed allora si continua a pedalare, come se nulla fosse, come se fosse una giornata normale, senza pensare che questa corsa mette i brividi, e fa tremare i polsi. Sembra d'essere in fuga da una vita, eppure non siamo neppure metà strada.
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Si entra in una valle, la strada stringe e le nuvole sovrastano le cime: siamo sul Turchino |
La strada si insinua all'interno di una valle scura. Dalla luce si passa all'oscurità mano a mano che ci si addentra, mentre la strada sale. Prima quasi in modo impercettibile sino poi a presentare strappi sempre più ostici. Il ritmo cala e si è costretti a smanettare sul cambio mentre il vantaggio comincia a scendere. Fa freddo. Ci si inbuca in un tunnel maledetto, che un ingegnere incapace proggettò troppo largo; cosicchè oggi è ridotto ad un pertugio, a suon di riempimenti in calcestruzzo. Già si vede la luce dall'altra parte; già si sente il profumo del mare. Tutto ciò significa che la gioia di essere soli sta finendo.
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Ecco i fuggitivi impegnati sulle Manie. Il gruppo sta arrivando...
Anche questa volta non è andata in fondo; anche questa volta non c'è stato nulla da fare. Con le ossa rotte i fuggitivi sono stati inghiottiti dal gruppo ancor prima dei Capi. Sulle loro spalle tutta la fatica dei chilometri trascorsi al vento. Anche questa volta è finita troppo presto. Ma ciò non significa che non valga la pen provarci. |
2 commenti:
Ale devo dirti che le nostre telefonate sono e saranno un bel ricordo di questa edizione della msr.
Vero Angelo. E' stato bello conoscerti e sapere di avere incontrato una persona così affine. Spero di condividere nuove esaltanti avventure. Magari prima della prossima Sanremo!
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