Ho pregato che fuori da quella nuvola si potesse finalmente respirare. Mi sono guardato attorno ed ho scorto l'omba del mio potente avversario. Appariva minaccioso ed imbattibile. Il bosco già lasciava spazio al prato e riuscivo ad intravedere la fine di quello sterrato. Ero in discesa ed ho pregato che i freni tenessero, che quel piccolo cavo non si spezzasse lasciandomi indifeso. E quindi, ancora una volta, ho chiuso gli occhi.
Ho pensato di essere in paradiso, o in qualche altro posto che potesse assomigliargli molto. Ho pensato al fatto che è così labile il confine che separa una lunga e polverosa discesa in terriccio, incuneata in un bosco cupo, da una ampia valle ricca di sole che solo a guardarla hai voglia di pedalare. Così dalla paura sono tornato per un attimo bambino, con la mia prima bicicletta, quando ancora non era un mestiere, ma un magnifico mezzo, per fuggire ed andare in paradiso.
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