lunedì 17 febbraio 2014

Canzone della vigna



C’erano le sere dell’inverno che andava finendo, quelle nelle quali sentivi il soffio caldo d’un vento che allora veniva dal mare; poi col tempo ho imparato a riconoscere lo stesso vento venire dagli Appennini, una volta cambiato mare. Era così che amavo passare quei momenti, tra i filari d’una vecchia vigna che aveva piantato mio padre e che io stavo per togliere. Di quel gesto ne sentivo la responsabilità. Lo stare ad indugiare nella vecchia vigna mi aiutava a fissare bene nella mente tutti quei dettagli che non avevo mai notato: un palo che mancava oppure la linfa che sgorgava dai tranci. Erano le serate che precedevano la Milano Sanremo e che mi riportavano all’aperto. Di quelle sere ad un certo punto persi traccia. Non che non le abbia più cercate, semplicemente è così che cambia la vita. La vecchia vigna oggi non c’è più. In un altro tempo, in un altro luogo ritroverò i tralci potati allineati a terra raccolti a fasce. Simbolo dell’attesa, ed allo stesso tempo della inquietudine di ricominciare. Portane a casa almeno una, di fascia, prima che il contadino le venga a bruciare. Ci scalderemo casa, oppure ci cuoceremo nel vecchio forno. La primavera sta per ricominciare.

2 commenti:

Angelo Giangregorio ha detto...

Si ricomincia...

Alessandro Federico ha detto...

si Angelo, si ricomincia. Adesso sotto con lo studio delle strade, perchè voglio proprio divertirmi!