Il passaggio del gruppo a Vignanello |
Sul Tirreno c'è un tramonto di fuoco, di quelli che spesso dipingono il cielo fino a Viterbo. Sull'Adriatico ragazzi di tutte le età passeggiano con i cani al guinzaglio, in una domenica di novità e spiragli di bella stagione. E in mezzo c'è un'Italia intera, fatta di terre che tolgono il fiato e invitano a pensare, in silenzio. Cucite insieme da una corsa di ciclismo.
L'Italia, per definizione, è lunga. Weekend come questi e racconti come quello di un recente post di Alessandro mi fanno capire quanto sia interessante anche in larghezza. Da Montalto di Castro a Fermo, passando per il Terminillo, per Rieti, per la devastante e devastata via Salaria e per i mangiaebevi da cuore in gola dell'entroterra marchigiano.
A Montalto c'è Terzo, nome da podio e origini romagnole. I ricordi di bambino sono per un campione del mondo e olimpico, Ercole Baldini, quelli di adulto per un quasi campione olimpico, Vincenzo Nibali, e quella gara quasi perfetta a Rio. Ma come Pantani non ce ne saranno più.
Una Tuscia ancora poco esperta di ciclismo, ma piacevolmente interessata. A Vignanello la lunga 'S' della Valle (che poi è una 'Z') è piena di gente appoggiata alle transenne. C'è chi di ciclismo ne mastica un po' e si interroga su medie e tempi di passaggio. C'è chi vorrebbe tornare a casa per preparare il sugo per pranzo, ma alla fine resta perché il gruppo che pedala vale sempre la pena sentirlo con gli occhi. Ci sono i bambini, annoiati perché 'ma quando passano?' o elettrizzati perché conoscono i nomi di chi sta in fuga e tra poco arriverà. C'è chi ha ancora negli occhi e nel cuore il Giro passato qui 6 anni fa e lo ricorda con un sorriso. C'è addirittura un treno che passa poco prima della corsa e ci fa sognare, per un attimo breve e fuggente, di stare piazzati tra Parigi e Roubaix. Poi c'è inizio corsa, le moto, le sirene, le bandierine rosse, la fuga, l'attesa un po' lunga, la frustata del gruppone che passa a tutta velocità, le ammiraglie, ma quante bici di scorta?, gli applausi che piano piano si trasformano in voci. Messi e Ronaldo non verranno mai a segnare un gol qua, ma Sagan e Nibali li abbiamo visti da vicino.
Il tramonto sul Mar Tirreno e sul Monte Argentario dopo l'arrivo di Montalto di Castro |
Il Terminillo è innevato ma ha i colori della Colombia, mentre Rieti è una città interessante e discreta, incastonata tra i monti che la proteggono e le regalano una buona dose di freddo. In macchina Dimartino allo stereo: "Le montagne ci proteggeranno, dalle società e dai loro affari, dalle multinazionali, dalle regole dei giochi". La Salaria inizia con una vista molto bella sulla città che lascia man mano spazio a una provincia ampia e mossa.
Cittaducale, Antrodoco, altri paesini arroccati da cartolina di cui non so il nome, fino ad arrivare nei luoghi in cui una notte lunga e violenta ha confuso certezze e speranze. Luoghi bellissimi, dove la natura vince anche in altri modi, disegnando tele sorprendenti di cielo, neve, rocce e prati. Ci sono le ruspe al lavoro, tanti mezzi dei Vigili del Fuoco e un lenzuolo bianco appeso a un cartello stradale: “Il nostro percorso è faticoso, ma noi continuiamo a pedalare”. Mentre guidavo pensavo a quanto la Salaria, così imponente, sia stata importante quella notte. Una corda tesa tra la paura e la solidarietà.
Arquata del Tronto, forza ragazzi! |
Le Marche a questo punto sono vicine, giusto a una curva di distanza. Per me è la prima volta da queste parti. Saliscendi continui e bellissimi, col Monte Vettore presenza quasi costante, una sosta rapida a Force in un bar con biliardino e immagino già che verrà fuori una tappa meravigliosa. Ormai è pianura, ma Fermo è in cima a una collina, che è una terrazza. Le rampe per salirci sono quasi verticali e questa non poteva che chiamarsi "la tappa dei muri". Il sole cala, la corsa arriva, c'è un mare di gente su Contrada Reputolo a fare forza ai corridori e un mare sereno qualche chilometro più in là.
Porto San Giorgio, il Mar Adriatico celebra Peter Sagan |
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