Gianni Moscon - Strade Bianche 2017 |
Se devo scegliere un episodio che descriva Moscon questo è l'ultimo minuto della Roubaix, quando il trentino con le ultime energie rientra, trainando Stuyven sul trio di testa (Val Avermaet, Stybar e Langeveld). Li c’è tutto Moscon, che non riprende neppure fiato, non si mette a ruota, ne imposta alcuna volata, ma aggredisce la corsa lanciandosi in testa. Quinto su cinque, non poteva andare diversamente, ma la grinta non passa inosservata. Un altro episodio che mi ha colpito è il podio del Lombardia, non tanto perché a 23 anni faccia notizia, ma per il clima della vigilia che lo aveva visto sottoposto ad uno stress mediatico intenso, con le accuse di banditismo da parte del Team Francais des Jeux. Non sono solo io ad aver notato tutto questo, per primi ci sono arrivati gli avversari e Gianni è finito in un turbine di episodi discussi ed in discussione: dagli insulti razzisti del Romandia, alla caduta d’un avversario che pubblicamente lo accusa d’un gesto vile. Nel tempo dei social, dove una reputazione si disintegra in un mattino, per qualcuno ce n’è a sufficienza per creare il nemico pubblico numero 1, che tanto basta a proiettarci alla stagione 2018 ed alle sfide che verranno. Se Moscon abbia davvero un lato oscuro è da vedere, ma l’immagine è ormai modellata. Lui è quello da cui guardarsi o da guardare. A seconda di dove vogliate collocarvi.
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