Van Aert e Bardet in fuga verso Siena
L’aria che sa di neve alle quattro di mattina. La nebbia che mi accompagna sino all’Appennino. Gubbio sulla sinistra e Cortona sulla destra. La colazione alle porte di Siena. L’abbraccio con l’amico che non vedo da mesi. L’incontro con Francesco. Il papà di Francesco che mi parla di Bach. La pioggia che scende copiosa e fredda. Il primo sterrato delle donne. Il conte ed i caprioli. La ragazza ritirata che va come una moto. Il caffè nel bar degli anziani. La sagra della trippa. L’auto ricoperta di fango. Gli uomini irriconoscibili. A Lucignano diluvia e tira il solito vento. A Buonconvento saltiamo la fila. Il fondo chiuso di San Martino. I panini della Claudia. Il freddo nelle ossa. Il riscaldamento auto a 26°C. I tappetini da buttare. La fotocamera bagnata e schizzata dal fango. Le crete. La vecchia fontana di Presciano. Il nostro bivio, finalmente.
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1 commento:
mi piace molto, incisivo e rigido, come il tempo
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