mercoledì 9 maggio 2018

Giro 2018 - Tra Catania e Caltagirone



Come in una commedia che vive nei nostri giorni, ma affonda le radici in un passato nascosto e ricercato, Catania trasforma rapidamente il caos sregolato e nevrotico del traffico mattutino in una euforia dilagante e contagiosa, capace di smuovere artigiani anziani e scolaresche multietniche. È il Giro d'Italia, è una corsa di biciclette, è molto di più di una corsa di biciclette. Sant'Agata osserva dall'alto, o forse è scesa in strada anche lei ad applaudire questi 176 eroi, come li chiamano due ragazzi su un cartello bianco con la scritta in blu. La folla è straripante, il caldo inebriante, l'Etna addirittura scoperto dalle nuvole, anche lui vuole vedere quaggiù in santa pace. I corridori firmano. Firmano al podio e firmano autografi. I bambini cercano di riempire gli spazi dell'album del Giro e i genitori, bambini più di loro, li accompagnano nella caccia al tesoro.
Giuseppe Fonzi, l'ultimo in classifica generale, ma fra i primi a uscire dai bus. Tom Dumoulin, che rilassato parla con una famiglia olandese. Rohan Dennis, che 'rosa' lo può scrivere anche con le lettere del suo nome. E poi Gibbons con la banana nella tasca, gli immancabili tifosi colombiani.
Un riassunto di continenti in via Giuseppe Garibaldi, che in fatto di gruppi se ne intendeva discretamente.
"So' ffinite tutte cose" - che spero di aver trascritto bene - è il suggello finale a una città che, mai come oggi, può dirsi raggiante.
E allora c'è Caltagirone, che 202 chilometri più in là aspetta elegante e composta. Perché il Giro è mordi e fuggi, è un assaggio, è una goccia che cade si posa e poi scompare. Ma lascia il segno. Che non va più via.
La Scala di Santa Maria del Monte è un gioiello da 142 personalità. Un orgoglio per la gente del posto. Che la osserva stupita, dal basso e dall'alto. Perché una giornata così non se la ricordava quasi nessuno. Una giornata di festa, quasi come quella del patrono. Una giornata diversa. E attenzione perché i ciclisti "sono spericolati", arrivano "come fulmini".
Su un muro c'è uno striscione. Dice "Calta Giro", che è una meraviglia. I bambini assalgono i fischietti venduti come gadget e incidono in modo indelebile la colonna sonora di questo pomeriggio che scalda la pelle. Hanno quasi più fiato dei ciclisti, a giudicare dalle loro performance da futuri arbitri.
Il sole cala lento, si poggia sulle colline che circondano la strada per Gela e ne disegna i contorni, col mare ormai scuro alle spalle. Da domani tornerà l'umidità della sera, a far rimanere il Giro come un giorno che sa già di nostalgia.



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