Il ciclismo è una continua intersezione. Un incrocio. Uno scambio. A volte rischioso, altre volte amichevole, altre ancora passionale. Senza età, senza ruoli, senza divari. La vita che entra nella corsa, la corsa che entra nella vita di tutti i giorni. A proteggersi a vicenda, sotto un ombrello discreto, dalla paura di sentirsi ancora una volta inadeguati, ancora una volta, per l’ennesima volta, fuori luogo.
Sabato la partenza del Giro dell'Emilia era al vecchio mercato ortofrutticolo di Vignola. Un posto meraviglioso per un raduno dei bus, che aveva il sapore del passato ma allo stesso tempo era vetrina sul futuro tecnologico e cronaca del presente virtuale. Da un anziano signore baffi e impermeabile beige, alla Colnago arcobaleno nuova di zecca assemblata ad hoc per Pogačar. Fino ai tanti bambini a caccia di selfie. A caccia di Remco, a caccia di Roglič. Ma anche a caccia di Simone Velasco e, poco più in là, di Eleonora Camilla Gasparrini. Perché il ciclismo è universale e democratico nella scelta dei suoi missionari.
C’erano vecchi magazzini vuoti, dove un tempo si vendeva cibo fresco. Chilometro zero, per chi mangia e per chi corre. Uno di questi magazzini, però, era pieno di libri. Uno spazio di book crossing. Quella mattina era chiuso, ma si poteva sbirciare tra le maglie a rombo della saracinesca abbassata. La merce presa non si cambia. Ma in questo caso sì.
Ai cancelli del mercato, c’era un cartello blu con una scritta bianca. Diceva “ingresso”. E, dalla parte opposta, in diagonale, c'era il suo compare “uscita”, ognuno con i rispettivi semafori, ormai in pensione. Un luogo di lavoro, oggi che i luoghi di lavoro si sono rifatti la faccia. Uno spazio vivo, oggi che vivi, spesso, fatichiamo a esserlo noi. Una culla di ricordi, oggi che i ricordi li scambiamo per paure.
La pioggia, per una volta, calzava a pennello nella sceneggiatura di una mattinata storica di una corsa storica. Cadeva, incessante, fitta, bagnatissima. Avvolgeva come una pellicola i contorni dei bus, lucidava distese di asfalto e lastroni, scivolava via sulle mantelline nemiche dei corridori. Quasi sgomitasse in continuazione perché pure lei pretendeva una parte nel copione. Migliore attrice non protagonista.
E allora, subito fuori dai cancelli aperti, le locandine dei film della settimana osservavano curiose e severe il passaggio dei corridori verso il foglio firma. Tra una mano entusiasta al cielo per incitare il campione nuovo e una mano distratta in tasca che si era appena persa il passaggio del vecchio campione. Storie nelle storie, occhi negli occhi. Figli del tempo che torna sempre a chiederci come va.
E per una volta ancora, al cine - oggi - vacci tu.
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