- dalla foto sembra quasi dire "miiiiinchia" -
e così è partito un altro Giro. Ora la nostra mente può smettere di fantasticare su classifiche e scenari immaginari e concentrarsi su eventi reali. Come la prima maglia rosa che ha indossato l'Americano Vandevelde. Erano vent'anni che uno Statunitense non la vestiva e questo da l'idea di quanto fosse rimasto indietro il Giro in campo internazionale. Quale migliore città di Palermo per restituire all'America un trofeo tanto particolare? Lo scenario di una città in festa e colorata di rosa ha reso ancor più bello l'inizio di questo Giro. Il rosa forse era quello dei colori della squadra di calcio ma che importa? I giardini ed i parchi lussoriosi erano tutti per il Giro. Così i tanti tantissimi curiosi che si sono riversati in strada. Al sud l'entusiasmo non manca mai! Pareva di essere lì, con in mano un cannolo e le urla della "vuccieria" a distrarre mente e cuore mentre "chilli" ci davano dentro come dei matti. "Chilli" sarebbero poi i corridori, che finalmente hanno tagliato la tensione dell'attesa con le loro ruote al carbonio. Alla fine è spuntato Vandevelde, grazie alla prestazione della sua squadra che, al grido di "tutti per uno", si è tuffata a rotta di collo tra ingombranti palazzoni anni '50 e meravigliosi scorci di una città che rimane una delle più singolari dell'intera penisola. Una città che, nonostante contraddizioni e disgrazie (o forse proprio grazie a quelle), è tra le poche che riesce ad accogliere stili e culture tra le più svariate. Non vi è pregiudizio; semmai un po' d'ingenuità. C'è da giurarci che ieri sera per le vuccierie si sia dibattuto su quell'Americano che nei giardini, davanti a tutti, ha conquistato la maglia del capo. Quella rosa. O, se preferite, "la magghia du Palemmo!"
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