mercoledì 1 ottobre 2008

Speciale Mondiali 2008 – Editoriale – Il Mondo… a modo nostro.


Bruseghin si mette in testa e guida la Nazionale azzurra (Foto Alefederico). E' il momento di fare sul serio.


Diciamola tutta. Quando il sole era alto, sulle vie di Varese, e la corsa superava metà gara anticipata da tre sconosciuti che pedalavano con oltre un quarto d’ora sul gruppo, abbiamo storto tutti un poco il naso. Quando, poco dopo, Bruseghin e gli altri azzurri (ma soprattutto Bruseghin) si sono messi davanti a tirare qualcuno ha addirittura imprecato. “Ci siamo caduti” – “Tocca sempre a noi lavorare” – Finisce come a Verona, come sempre”. Eppure la svolta del Mondiale di Varese sta tutta lì. Sta nella differenza tra il nostro prendere l’iniziativa e l’attendismo (esasperato) degli altri. Il mondiale è una corsa particolare. Si corre in circuito e, per questo motivo, la valutazione della reale difficoltà del tracciato diventa fondamentale. Mentre sulla strada i tifosi si preoccupavano, in ammiraglia evidentemente il punto di vista era un altro. Quando cominciare a lavorare? Montello e Ronchi alla lunga logoravano. Si era visto con le donne, il giorno prima. Si era visto anche con gli under 23, il venerdì. Su quel tracciato era tanto più importante alimentarsi e soprattutto gestirsi che non attaccare. Lo si è visto chiaramente con gli uomini in fuga, riassorbiti nel corso di un paio di giri come se improvvisamente, il loro ampio vantaggio non avesse avuto più alcun valore. Sul quel circuito contavano più le forze residue che le forze profuse. In gergo, la selezione era da dietro. In ammiraglia Ballerini contava i giri e rifletteva sui suoi ragazzi. Bruseghin era pronto ed attendeva soltanto un suo comando per passare all’azione. Spagna e Belgio stavano correndo contro l’Italia. Quando Paolini aveva provato sui Ronchi, Belgi e Spagnoli lo avevano seguito ma senza collaborare. Non era un bel segnale. Così, conti alla mano, era il momento di entrare in scena; Ballerini ordinava il via.Il tecnico azzurro aveva capito, prima di tutti gli altri, che la selezione ci sarebbe stata comunque. Che la squadra non avrebbe dovuto prosciugarsi per rendere dura la corsa. Aveva soprattutto capito che i “suoi” ragazzi, quelli giovani, erano pronti per il passaggio di consegne. Forse aveva già deciso la sera della vigilia, dopo quella improvvisa conferenza stampa di Bettini già aveva intuito che i “ragazzi” avrebbero dovuto vedersela da soli.

Bruseghin apre le danze. Così Paolini con il suo scatto. Gli altri dietro. A macinare chilometri a ruota. A spegnere qualsiasi iniziativa. Quasi fossero accumunati da un solo obbiettivo. Far perdere l’Italia. Gli Spagnoli incomprensibili. Si giocano i migliori corridori dell’anno con una condotta assurda. Irritante. Vogliono far scoprire Bettini, che tutti consideriamo ancora l’unica punta degli azzurri. Bettini si scopre e attacca. Una, due volte. Porta via il gruppo, quello giusto. Tre Italiani e tre Spagnoli; giochiamocela. Ma gli Spagnoli non collaborano. Dietro il Belgio chiude il buco. E’ finita. Ci hanno fregato. Ci hanno preso in giro tutto il giorno ed ora che hanno fatto scoppiare la nostra unica carta ci divoreranno con il volatone di Freire. Freire e Boonen a giocarsi l’oro a casa nostra.
E qui escono i nostri. Escono i giovani. C’è anche Rebellin, che giovane non è, ma soprattutto ci sono Cunego e Ballan. Rebellin piazza i suoi terribili scatti. Non è esplosivo ma fa male da morire. E dietro si staccano, si contorcono, si vendono al diavolo pur di non perdere le ruote; ma le perdono. In cima ai Ronchi si contano, è il gruppo giusto, si va via. Ballan, Cunego, Rebellin. Sono loro, sempre solo loro a fare la corsa. La Spagna non c’è, il Belgio neppure. Ce lo giochiamo in tre questo Mondiale, ce lo giochiamo alla faccia di quelli che ci han corso sulle ruote tutto il Santo giorno. Ballerini ci ha visto giusto, ancora. I suoi ragazzi non l’hanno tradito. Cunego c’era già a Verona, quando si corse male perché era mancato Bettini; Cunego era davanti anche allora ma pareva un pesce fuor d’acqua. Ballerini non gli fece disputare la volata, non si fidava. Sono passati quattro anni e Bettini è dietro anche oggi, ma oggi Cunego non è più un ragazzo. Oggi la volata se la gioca eccome. Ha sofferto abbastanza per capire che bisogna essere ingordi. Per capire che quando gira bene si deve acchiappare tutto. Ballan è in Nazionale da due anni; ha sempre visto vincere Bettini. Ha lavorato per lui già a Salisburgo quando ruppe il gruppo in due sullo strappo finale. Lui è un corridore umile. Non è abituato al palcoscenico pur avendo vinto un Giro delle Fiandre. E’ un concreto, viaggia sereno lì davanti. Si sfila, rifiata e poi parte. Esplode il boato della gente che ha capito che è lo scatto giusto ma che ha anche capito che l’Italia è in buone mani, con questi due ragazzi.
E’ il momento. Congeliamolo. Tutto ciò che accadrà dopo non sarà mai tanto meraviglioso. Lasciamoci andare perché non tornerà più. Perché la prossima volta avrà comunque un sapore diverso. Perché quando facciamo le cose per bene, a modo nostro, così male poi non vengono.


The World… served our own style

Let’s say the true. When the three of the early breakaway were riding with more than fifteen minutes on the bunch we everybody start to worry. When, later on, Bruseghin start to ride in front accelerating the bunch pace some tifosi, on the roadside, start to curse. “Always the same! Italians work for the other.” Now, we understand that the difference stays there. The difference between the Team who kept the responsibility of the race and the other waiting on the wheels. World’s it’s a particular race and a correct route evaluation it’s too important. While the “tifosi” were worried on the road, Ballerini was very busy in the Team car. His point of view was little bit different as for him was very important the action timing. “When start to work?” and not “Must start to work?” this was his dilemma. Montello and Ronchi climbs are hard and exhausting to the long one. We saw that with women; and with under 23 too. On that route was too important to save the power than not to attack. That’s why in few laps the breakaway was fast closed. Ballerini was counting the laps and thinking too. He was thinking to his guys. Bruseghin from his side was waiting a signal to start the action. Spain and Belgium were riding on the Italian’s. When Paolini attacked on the Ronchi during the previous lap, Belgians and Spanish’s followed him without co-operate. It was a bad start. So, it was the right moment to roll; Ballerini gave the start.
He understood, before anybody else, that there was no reason to make any selection. He understood that the race itself was going to be selective enough. He was sure of his guys, especially the young. He knew they can handover the old generation if necessary.Bruseghin rolls; so Paolini does with his attack. The other behind. Following the wheels kilometre after kilometre. Shutting down any action as all the other were together against the “Azzurri”. The Spanish’s were incomprehensible with their bests all the damned day running on the Italian’s wheels. Irritating. They want to isolate Bettini. Everybody consider him the only Italian’s chance. So Bettini attacks; one, two times. Takes a group away. Three Italians, and three Spanish’s; that’s the game. Let’s roll it. But the Spanishes doesn’t co-operate at all. The Belgium closes. It’s finished.
They’ve rubbed us. They’ve played with us all the day and now, with our leader out, they’ll organize the final sprint without us. Freire and Boonen will contend the rainbow at our own home!
But here come out our guys. The young. Comes out Rebellin too, who’s not young at all, but Cunego and Ballan are there. Rebellin attacks. All the other try to follow him, try to answer to his terrible accelerations. They twists their faces, they sell to the devil but there’s nothing to do. They loose the wheels. Above the Ronchi they’re few; it’s the right action, come on, roll it. Ballan, Cunego, Rebellin. Are againg them to make the race. Spain and Belgium out. Ballerini was true, we’re going to play this World title with three ahead. His young guys are ahead. They didn’t betry him. There’s Cunego, inside the Squadra since Verona 2004; that time he was a boy but now knows exactly what to do in this breaker. There’s Ballan too, inside since Salzburg 2006 when Bettini won for the first time. He’s a quite guy; always concrete. He feels tired but ready. He take stime, takes a breath and then takes off. That’s the moment. Freeze it. Everything will happen later won’t be so fantastic. Let’s move us as won’t be back never. Next time the taste will be different. So, now, stand up, because when we get serious and serve with our own style, the result is not so bad.

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