L’anno scorso era finita con una sfuriata nei confronti di Valverde (leggi quì). Eppure, parlando di un Mondiale, non si può prescindere da Oscar. Me lo ricordo, quel pomeriggio di dieci anni fa, a Verona. La gente, i buongustai del ciclismo, quasi erano in lacrime nel vedere un Gomez qualsiasi a braccia alzate sul traguardo di un, fino a quel punto, gran bel mondiale. Ullrich era stato il grande protagonista, con tirate micidiali. Aveva destato stupore un ossigenato Vandenbrouke che, nonostante una caduta, pareva il più in palla di tutti. C’era Camenzind, campione uscente. C’era Casagrande, che reggeva le sorti dell’Italia orfana di Bartoli e Pantani (con Rebellin caduto durante i primi giri e Tafi sprecone ma spettacolare come sempre). Spuntò Freire Gomez, appunto. Nessuno lo conosceva e, quel pomeriggio, fu l’unico a gioire. Mi ricordo anche il pomeriggio di cinque anni fa. Altro Mondiale, sempre a Verona. E’ stato il mio primo Mondiale per Pezcycling. Un sogno. Decisi di rimanere sulla salita sperando nello scatto di Basso, che invece non giunse mai. Anche quella volta Freire (che aveva vinto anche a Lisbona tre anni prima) bruciò tutti sul traguardo. L’uomo di Verona, senza dubbio. L’uomo del Mondiale, ad ogni modo. Oscar Freire, nel dopo gara di un anno fa (non era tanto contento...) - Foto Alefederico
Evidentemente il suo modo di correre si presta per un tipo di corsa che si gioca sul filo dei nervi. Un po’ come la Sanremo (che infatti ha vinto due volte!). L’anno scorso invece il suo Mondiale fu un poco lo specchio di ciò che concluse la sua Nazionale: un bel niente. La Super Spagna si presentava al via più forte che mai. Anche io ero convinto del loro dominio. Invece poco o nulla. Un Mondiale praticamente mai corso perché giocato troppo di rimessa, sulle ruote dei nostri. Per Oscar Freire, forse, quest’anno sarà dura. Per il percorso. Per l’età. Per Valverde. Sarà comunque la sua giornata, quella in cui, Oscarito si trasforma. Quella in cui sarà bene tenerlo d’occhio.
Nessun commento:
Posta un commento