martedì 15 febbraio 2011

Quando le urla cadevano dal cielo

Cinque chilometri dalla vetta ed un'acqua che Dio la manda a secchiate. Congelo nella tuta da motociclista mentre la nebbia sale lenta in stracci dalla valle. A tratti non si vede nulla. Fa talmente freddo che quando passa un'automobile bisogna ripararsi dall'aria che smuove. E' pieno Luglio e sembra una giornata di Novembre. Quando la corsa si avvicina non ci sono notizie certe. Pare che Pantani sia caduto sul Croix de Fer ma nessuno sa nulla. Inutile sperare nelle vetture che precedono la corsa. Sono tutti ben chiusi all'interno al calduccio. Non ho più un vestito asciutto, la mia tenda giù a Valloire è zuppa d'acqua. Dopo una settimana di Tour non ne posso più di aspettare, di viaggiare. La corsa incombe. Non si vede nulla ma si sentono le urla dei tifosi che dai tornanti più in basso urlano come pazzi. Le loro grida rimbalzano sulla roccia che mi sovrasta e cadono dall’alto come in un gioco che rende ancor più magico questo momento. Quando passano i primi non sto più nella pelle. Ce n’è quattro davanti ed io non so nulla di ciò che accade dietro. Quando attacca Pantani?
Dal racconto Raccontami ancora
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In ricordo di Marco Pantani

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