L'ultima foto del Giro 2017, un sole dorato a Foza |
L'attesa e la speranza,
il vortice di scoperte dei primi giorni di corsa. Il sapore delle novità, delle
maglie nuove, dei corridori emergenti. Dei luoghi da segnare e dei luoghi da
sognare, i luoghi delle voci, degli sguardi e del cibo locale. Il Giro d'Italia
è inizio, è il tuffo liberatorio per il primo bagno di mezza estate. È il
pronostico su chi andrà per primo in fuga, è la tensione del primo giorno di scuola
che si scioglie pian piano, fino a diventare complicità, piacevole e
confortante. Rassicurante. Mi piace molto seguire le partenze, le prime tappe,
proprio per questa sensazione di inadeguatezza che si trasforma lentamente in
sorrisi.
E, in fondo, è lo stesso
percorso che seguono le foto. Anche fotografare il Giro per me è un tentativo,
come i tentativi di fuga di chi cerca gloria per un giorno. È sempre la foto
che verrà, la prossima, quella che scatterò per cercare di non ripetere
l'errore di prima o per azzardare una prospettiva nuova.
Il Giro è rapido, è
frenetico, è corsa dentro e fuori, è poco tempo per pensare, sono i momenti
lasciati di lato e perduti per sempre e quelli acchiappati al volo e conservati
nei ricordi di uno sguardo.
Eppoi il Giro diventa
magicamente, per me, la storia dell'ultima foto, di quell'ultima foto. Quella
che non sai che sarà l'ultima, ma che avrà un sapore bellissimo, denso, ricco
di tutti i pezzetti dei tuoi giorni folli a inseguire un sogno di bambino. Puoi
sì provare a spiegarla e a darle una ragione, ma forse, semplicemente, devi
solo osservarla, chiudere gli occhi e lasciarla raccontare.
L'ultima foto del
mio/nostro Giro 2017 l'ho scattata a Foza e non me la dimenticherò davvero mai. Ha una storia
particolare che Alessandro e Angelo conoscono bene. Non la scrivo qui, mi
piacerà magari raccontarla a chi incontrerò sulle strade di una corsa. Però so
che quell'ultima foto è una discesa liberatoria, aria in faccia e maglie che
stridono al vento. È il sole che tramonta, l'aria che rinfresca, il passo
accennato per tornare a casa a preparare la cena. È il ricordo profondo e
sincero di tremila chilometri in sella a una bici, che giorno dopo giorno è
diventata compagna inseparabile. La tensione del primo giorno di scuola è
lontana. Forse c'è qualche acciacco in più, ma soprattutto c'è la
consapevolezza che il Giro è un'avventura unica che ha il sapore della libertà.
2 commenti:
bel racconto mi piacerebbe sentire la storia dell'ultima foto
è una storia 'dolorosa' eheh :) Alessandro gliela può raccontare molto bene, è stato testimone diretto. comunque tutto è finito bene!
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