Solo grazie ad una fotografia. |
Era una serata luminosa, quella di Plateau de Beille, quando
incontrai per la prima volta quel gruppo di Romagnoli amici di Pantani, che
seguivano ovunque il loro corridore. Da quel giorno in poi, ogni volta che mi
incontravano mi chiamavano “il motociclista dei Pirenei”. Diventava una sorta
di appuntamento, il nostro. Li riconoscevo dalla P lunga disegnata per terra,
come la chiamò un giorno un giornalista della Gazzetta, che si era fermato per
un piatto di penne al ragù, sulla strada del Ventoux. La scritta Pantani con la
P lunga veniva ripetuto un certo numero di volte sull’asfalto, e loro erano lì
con un camper, a fare festa ed aspettare i corridori. Mi riconoscevano come uno
di loro, da quella volta di Plateau de Beille, sebbene sapessero che non fossi
un tifoso del Pirata. Era una sorta di appuntamento: trovavo sempre un
bicchiere di sangiovese, a volte un piatto di pasta, una salamella. Trovavo
soprattutto degli amici che sapevano farmi sentire importante, ogni volta di
più. “I Pirenei” gridavano ad ogni nuova occasione. Poi tutto quello finì, e
non vidi mai più ne la P lunga, ne i miei amici. Finché un giorno di Maggio del
2008, con il Giro a pochi passi da Cesena, incontrai Adriano, l’unico che tra
loro tornava ogni tanto sulle strade del ciclismo, quando il ciclismo tornava
sulle strade del Pirata. Ci abbracciammo e ci ricordammo dei Pirenei. Noi che
avevamo davvero vissuto quei giorni sulla strada, sapevamo che nulla sarebbe
mai più stato come allora. Quella sera luminosa e calda di Luglio era
tramontata da un pezzo. Sembrava passata una vita intera, da quei giorni della
P lunga sull’asfalto e forse davvero si trattava ormai d’un altra vita. Guardammo
i corridori transitare ed Adriano ripartì con la sua vespa verso la campagna
mentre io tornai in silenzio verso la mia auto. Se oggi non avessi la
fotografia di quell’incontro penserei di essermi immaginato tutto. Compresi i
Pirenei.
1 commento:
Le Storie che nascono sulla strada...
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