lunedì 19 maggio 2025

Giro d'Italia 2025 / Una giornata cegliese

 


Da quassù si scorge l'acqua profonda di blu, oltre la costa. E, ben visibile, il profilo di una cittadina che si fa largo all'orizzonte. La strada scende a vallate dolci, ma severe. Terre brulle e poi ulivi, colture e stradine sottili ma decise. Sembra proprio che questo sia il fondo di un mare che fu. E sembra quasi di essere cullati dalle sue onde, solo immaginate. Il sole batte forte e non è proprio il caso di andare a cercare scuse. La Puglia, oggi, ha donato il suo vestito migliore e prepara il suo ultimo saluto alle biciclette, che prenderanno strade nuove.

La cittadina è Ceglie Messapica. Forse la più eterogenea tra tutte quelle che il Giro ha visitato in questi ultimi giorni. Dalla storia antica, fondata dai Messapi, e dalla antropologia contemporanea. Il centro sorge su una acropoli di viuzze che cingono edifici in calce bianca. Verso il mare, poi, le campagne e i loro trulli pacati e rilassati. A Ceglie Messapica sono venute a vivere, nel corso degli ultimi anni, molte persone provenienti dal resto d'Europa, soprattutto olandesi, tedeschi e britannici. È evidente dagli accenti catturati rapidi nel mezzo della folla festante e da una bandiera olandese, sventolata sotto gli occhi della Torre Civica dell’Orologio. Anche dalla birra di Irene, da Liverpool, in piedi insieme a me su una panchina della piazza, ad aspettare il gruppo e a cantare canzoni dei Beatles. “She’s leaving home”, la sua preferita.

Prima ancora, al villaggio di partenza, tra le note possenti e dance della carovana, si facevano spazio quelle più dolci della banda della scuola musicale per ragazzi, in cappellino rosa ad hoc per l’occasione. L’idolo locale, tra i corridori, è Alessandro Verre, lucano di Marsicovetere. Un gruppo di ragazzi, suoi amici, lo aspettano sotto al bus della squadra per chiedergli un selfie e un prezioso autografo sulle pagine dell’album delle figurine del Giro. E lui non si fa aspettare, è il primo a scendere. Lungo il tratto di trasferimento della tappa, risalendo verso l’acropoli, si incontrano l’ospedale, una scuola e la chiesa di San Gioacchino. Per un giorno, tutti con gli occhi dedicati al Giro. Festoni e palloncini, striscioni alle finestre. Chi fa capolino tra le tende dell’uscio e si chiede se passeranno proprio da lì.

Nella parte più interna del centro, decorazioni di ricami rosa (provo a dire uncinetto, ma chissà…) incorniciano panchine e biciclette, portoni e angoli di cielo. Ci sono le tipiche luminarie che hanno accompagnato gran parte di questi giorni, ma qui con le luci nelle tonalità del rosa, che quando fa buio colorano le vie. E ci sono il biscotto cegliese e il panino cegliese, due specialità locali, da non perdere. E, infatti, non me le sono perse, tra le botteghe storiche riportate a nuovo. Ma il gruppo passa, non c’è tempo di aspettare. Che belli tutti quei colori sulla tela bianca delle case. Lui chi è? Ecco la Maglia Rosa! In piedi coi telefoni più in alto possibile, sulle scalette e appoggiati alle ringhiere, a qualsiasi cosa possa offrire una visuale privilegiata. E poi, lento, tutto torna alla normalità, quella di tutti i giorni. I sogni, si sa, finiscono in fretta. E l’euforia del Giro che passa trova pace nei rumori della quotidianità. Un cucchiaino che gira un caffè, un motore che svolta in un vicolo, una porta di casa che si chiude e così sia.


La banda dei ragazzi di Ceglie

Alessandro Verre e i suoi tifosi

Gli olandesi di Ceglie

Irene da Liverpool e i suoi amici

Le decorazioni del borgo


2 commenti:

Anonimo ha detto...

È sempre una gioia assaporare i tuoi racconti che portano le immagini di un paese che si apre e si richiude come uno sguardo sul rosa

Loredana ha detto...

Bel racconto anche questo … non vedo l’ora di scoprire la prossima tappa .