giovedì 23 ottobre 2008

Il dibattito - Cunego può sfondare anche a tappe

Da queste pagine ho già affrontato la questione, soprattutto durante l’ultimo Tour. Ho anche azzardato un paragone che, all’epoca, poteva apparire un poco azzardato. Cunego come Bugno.
Oggi, dopo l’ottimo Mondiale ed il terzo (!) Lombardia, quel paragone è molto meno blasfemo. Allora, se il paragone tiene, si può forse condurre una analisi sulle reali chance di Cunego di vincere un altro Giro e, forse, un Tour.
Quasi tutti i critici hanno sempre sostenuto che l’odissea di Bugno si alimentava più per la sua debolezza psicologica che fisica. Sono in parte d’accordo con questo punto di vista. In parte perché era Bugno stesso a denunciare un problema fisico: “Patisco i cambi di ritmo” era solito evidenziare nelle analisi delle sue prestazioni più nere. Al problema fisico seguiva certamente un calo di motivazioni e, probabilmente, una fragilità propria della persona.
Forse Bugno avrebbe potuto vincere un Tour. Ma la sua resa, a partire dal 1994 fu completa. Decise di non nutrire più ambizioni per le corse a tappe e dedicarsi alle classiche ed alle vittorie parziali di tappa. Con il senno di poi sappiamo che tale decisione non favorì un aumento di vittorie nelle classiche, ma favorì l’esclusione del corridore dalle grandi sfide dei Giri e dei Tour.
Oggi Cunego non deve commettere lo stesso errore. La straordinaria capacità di Cunego è proprio quella di essere in grado di competere sia in linea che a tappe. L’ultimo Tour è stato un disastro. Ma le ragioni possono essere diverse. La preparazione. Le cadute. Un periodo difficile.
Cunego potrà vincere a tappe, approfittando della sua regolarità e, soprattutto, consolidando una maturazione fisica che non è ancora completa. Vincerà ancora in linea. Gli si deve chiedere di non rinunciare ai grandi appuntamenti. Deve correre Sanremo, Fiandre, Liegi e Lombardia; sempre. Per vincerle. Perché soltanto attraverso le vittorie nelle grandi corse egli potrà arricchire il suo profilo di campione. Quello che gli consentirà, un giorno, di superare i momenti difficili che salite ed avversari del Tour gli presenteranno. Perché a tappe non si vince soltanto con le grandi imprese, ma soprattutto, con la tenacia e l’esperienza. Con la capacità di dirigere la squadra e con l’astuzia di chi sa che può attendere, di chi non si scopre mai. Di chi è in grado di apparire ma non rischiare.
Deve selezionare, il buon Cunego. Avversari, corse, interlocutori. Chi vince tre Lombardia non può più permettersi di apparire fragile. Salterà di nuovo in montagna? Nessun panico. Nessuna crisi di pianto. Nessuna dichiarazione avventata sul doping degli altri. Nessun tentativo suicida del giorno dopo. Aspetti momenti migliori, perché ciò che Cunego ormai avrebbe dovuto capire è che per lui la ruota gira più veloce che per gli altri, e come incappa nel periodo buio, è capace anche di ribaltare la sua sorte pochi mesi dopo.
A quel punto, la maglia gialla non sarà più così lontana.

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