lunedì 15 aprile 2013

Quel suono lontano che il tempo non ha cambiato

Ricordo del Giro d'Italia 2012
Se devo tornare indietro con la memoria mi ritrovo nelle fasce; quelle che in Italiano chiamiamo terrazze. Muretti a secco che in terra di Liguria strappano terreno ai bricchi, le coste ripide altrimenti incoltivabili. Erano le giornate di Maggio quelle che cominciavano fuori della finestra di cucina, circondato dai galletti, ovvero fiori rosa dal gambo lungo e tenace, difficili da cogliere per un bimbo. La luce del mattino era violenta ed in cucina lavorava di già il ronfò; la mattinata scorreva veloce tra i rintocchi delle campane che venivano giù dal paese. Dal campanile rosa che tanto adoravano rintoccavano i quarti d’ora senza sosta, mentre i miei giochi si perdevano tra gli olivi delle fasce. Ogni pomeriggio, nell’ora più calda, dall’alto dei boschi scendeva il brusio di un due tempi. Il taglio della legna, immagino adesso. Allora era come il rintocco dei quarti d'ora, normale, un qualcosa che scandiva il tempo, come normale pareva tutto il resto. Persino tutte quelle ore spensierate, di giorate intere in attesa d'una vita intera da spendere, erano normali. Il Giro d’Italia allora non c’era ancora, ovvero, non albergava tra i miei pensieri. Ma Maggio è sempre stato il mese in cui quelle cose ritornano indietro. Quelle ore passate nelle fasce a Maggio sono un pensiero vivo, quasi solido, alla mano, da poter toccare. Oggi, sull'altro mare, mi ritrovo a quarant'anni ad aspettare Maggio, l'inizio del Giro ed il suo sospirato passaggio, quasi fosse un modo per ritrovare i giochi tra le fasce. Di tanto in tanto un rumore familiare ricade dall’alto e mi riporta laggiù. Mentre gli occhi di mio figlio seguono il piccolo aereo della vicina scuola di volo, eccolo tornato quel brusio dall’alto che m’avvisa che Maggio, un altro Maggio, è davvero tornato.

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