Matteo Montaguti in cima a via Santa Caterina, Siena - Strade Bianche 2018 |
Torna la nebbia, fitta. E cambia il sapore delle strade, nasconde e confonde. Fradicia di malinconia l'ennesima sequenza che assopisce perfino le intuizioni quotidiane, quelle più naturali. È l'inverno, è lungo, è profondo e lascia le bici sui cavalletti. Come se la passione irrefrenabile scambiata fino a qualche settimana prima diventasse all'improvviso solo un lontano ricordo. Un quaderno scritto e lasciato a metà, un desiderio dimenticato sotto le stelle travolgenti di quella sera d'agosto. Quella che non avresti mai e poi mai voluto finisse così, così in fretta. Sì, c'è il sole che filtra, oltre la nebbia. Ma è un sole che non riesce a scaldare come davvero vorrebbe.
E allora il nastro si riavvolge verso il passato, verso i primi mesi dell'anno, quelli in cui ancora era quasi tutto da scoprire. Maglie, forme e colori nuovi, poi braccia alzate e denti stretti, cadute da trattenere il fiato e delusioni da ultimo chilometro, azioni epiche da scrivere e trascrivere - ai poster e ai posteri l'ardua sentenza -, destini beffardi che agganciano manubri con tempismo chirurgico, tanto da ripiegare una maglia studiata e desiderata e da riporla, ordinata, in un cassetto dei sogni futuri. Chissà.
Supereroi in giallo, supereroi arcoiridati, supereroi tutti, soprattutto nel fango di Strade Bianche, in una giornata zuppa e fangosa, di quelle valorose e apparentemente infinite. Siena un miraggio, Santa Caterina una preghiera. Il muro finale stracolmo di tifosi e curiosi, van Aert che scivola e gli ultimi che salgono nella confusione di una corsa ormai scritta, ma non ancora fino in fondo. Non ancora raccontata dalle ultime immagini, quelle più forti perché sofferte e nascoste. Come quella nebbia, che confonde, ma non cancella. Lascia solo il gusto di scoprire.
Nessun commento:
Posta un commento