mercoledì 26 marzo 2008

Speciale Sanremo 2008 - Il cerchio di Elisa

Per noi il ciclismo, ed in particolare la Sanremo, è un evento che va al di là dello sport. E' semmai la percezione del tempo che trascorre, talvolta la senzazione di essere rimasti bambini. Ecco perchè il ciclismo autentico lo si gusta soltanto dalla strada e non vi è modo di eludere la più semplice delle realtà: il ciclismo è della gente, di chi si muove per vederne un istante. Di chi quell'istante ne fa tesoro e riesce a dilatarlo. Abbiamo ricevuto alcuni racconti molto speciali di amici del blog che adesso entrano di merito nell'album che, passo dopo passo, vogliamo riempire.

Ecco i pensieri di Elisa D'Andrea che è salita a Voze (salita delle Manie) con il fidanzato ed ha visto nella Sanremo non soltanto una corsa di bici....

Adesso il sole è alto ed il cielo pulito; il mare, una tavolozza di colori che vanno dal turchino al violetto, si lascia navigare da qualche vela bianca e da una petroliera partita dal porto di Genova, che si scorge in lontananza.
Abbiamo posteggiato la macchina davanti ad una piazzola naturale, che una famiglia di camperisti cuneesi ha trasformato in un’area di sosta attrezzata con tavolo e sedie; i bambini sono felici e aspettano le “biciclette” con i panini tra le mani, mi dicono: “Tra un po’ arrivano le biciclette”, con un entusiasmo ed una purezza che mi commuovono tanto da farmi venire anche un po’ di nostalgia per l’infanzia.

Una coppia di anziani cammina lentamente dall’altro lato della strada, mentre una piccola folla si ritaglia posti qua e là.
Scendiamo a Voze per mangiare qualcosa, ma i due ristoranti sono al completo pertanto torniamo alle nostre postazioni. Mi arrampico su una piccola cresta di roccia dalla quale posso riprendere il tornante, il rettilineo e la esse che sta sotto, ma anche il bivio che precede il paese. Inizia l’attesa, gli spettatori sono sempre più numerosi; ci sono tanti amatori con le loro biciclette, è un carnevale di colori, tutine gialle, blu, verdi, rosse e i colori dei sorrisi e degli occhi di chi è salito quassù, anche con grande sacrificio.
Sono le 14.25 un uomo con il monocolo grida: “Arriva la macchina Rossa!”, quasi fosse una parola d'ordine. Un minuto dopo l’auto è dentro il display della mia videocamera puntata sul bivio di Vozze; di lì a poco il primo gruppo di tre ciclisti passa il bivio. Scendo al tornante; quella che io ormai chiamo la contrada inizia a muoversi come un’onda tutta protesa verso la strada: battono le mani, urlano, qualcuno grida: “Dai ragazzi non mollate, mancano quattrocento metri e poi si scollina, dai! Forza ragazzi!”. I ragazzi imboccano la esse e spariscono dal campo di ripresa, mi giro, aspetto un po’ ed ecco il gruppo degli inseguitori; la contrada che si era ritirata come il mare di nuovo si fa onda con lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di sostenere tutti fino all’ultimo. È proprio così infatti, nel giro di un quarto d’ora anche l’ultimo uomo viene sospinto dal fiato e dal cuore di tutte le persone che l’hanno aspettato.
Due moto della polizia ed una dell’organizzazione con scritto “FINE GARA” chiudono la corsa. Ognuno raccoglie le sue cose, una bambina stringe tra le braccia il kit di felpa, cappellino e ombrello della MILANO-SANREMO. Io spengo la videocamera e sono proprio contenta di essere qua, in questa giornata dove gli uomini si sono fusi con la terra, ognuno a suo modo, stretti in un abbraccio invisibile, come tanti raggi di una ruota, che girando regala il sogno di poter ancora essere tutti uniti in un cerchio.


Elisa d'Andrea


1 commento:

Zaccheo ha detto...

Questo commento mi fa venire i brividi... Soprattutto è bellissimo quando parli dell'ondeggiare pubblico assimilandolo all'infrangersi e ritrarsi delle onde del mare... Solo il ciclismo sa ricondurre l'uomo alla sua natura e solo il ciclismo sa, in questo, ridarci la libertà.
Grazie del tuo commento alla Classicissima!
Francesco