giovedì 21 aprile 2011

Quando a Liegi si parlava Italiano

Guardando l'Albo doro recente della corsa viene un bel magone. Ci sono stati anni in cui il ciclismo Italiano dominava su tutti gli altri. Il contrasto con questa vigilia diventa così ancor più netto. In fondo, chi legge queste pagine, si ricorderà di un post visionario, scritto alla vigilia del Mondiale di Varese (leggi). Quel Mondiale ci smentì immediatamente, ma fu soltanto l'ultimo colpo d'ala di un movimento che andava scomparendo. Leggiamo un passaggio di quell'articolo:
"
Purtroppo la grande scuola Italiana delle Classiche non ha saputo rinnovarsi per tempo. Dovremmo essere qui a parlare di Pozzato, Cunego, Ballan, Visconti, e Nibali. I primi tre hanno già vinto corse importanti ma è mancata soprattutto la continuità di rendimento. Troppe volte sono scomparsi senza un valido motivo."

Scritto tre anni fa è quanto mai d'attualità. Nibali si è concentrato sulle gare a tappe, mentre tutti gli altri sono assenti ingiustificati. Non vinciamo una Classica proprio da quell'anno. Dobbiamo tornare indietro di oltre vent'anni per ritrovare una crisi simile. Dagli anni novanta in avanti gli Italiani erano fortissimi nelle grandi corse di un giorno. Le abbiamo vinte tutte; diverse volte. Ma il dramma ha assunto dimensioni ancor più ampie. Con solo due squadre nel "giro grosso", cosicchè i giovani non hanno possibilità di correre i grandi eventi, e senza esperienza è inutile cullare sogni di gloria. Un involuzione che i Francesi conoscono molto bene.

Domenica si corre la Liegi Bastogne Liegi, la decana. La madre di tutte le Classiche. I nostri sono in terza fila. Dalle ceneri dei propri risultati, a volte, si riesce a cogliere quel poco che serve a rcostruirsi. Nibali, Cunego, a voi. Non c'è più tempo.

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