sabato 18 febbraio 2012

Raccontami ancora - Dove sono i Pirenei?

Le Pradet, 17 Luglio 1998
E’ stata una lunga giornata. Ieri sera ero quasi intenzionato a rinunciare, e se qualcuno mi avesse chiesto di rimanere, forse l’avrei fatto. Mi sento un po’ solo ed il breve viaggio per arrivare è già stato una mezza avventura. La Riviera sino a Ventimiglia, percorsa al mattino presto, era già trafficata dai camion. Alla frontiera mi ha fermato la polizia per il controllo dei documenti; credevo non lo facessero più e per un attimo mi è quasi preso timore di aver dimenticato qualcosa. Poi la costa Azzurra attraverso Nizza e Cannes dove il traffico in tangenziale era asfissiante; dopo Cannes l’autostrada ha voltato verso l’interno dove le rocce rosse delle colline Provenzali facevano da contorno ad un ambiente arido e ostile. Il caldo rendeva l’aria irrespirabile. Era l’ora di pranzo e avrei dovuto riposarmi ma per paura di non riuscire a coprire abbastanza chilometri ho continuato. E’ stato terribile; non ero abituato a viaggiare così a lungo in moto. La posizione è scomoda, e dopo un po’, la circolazione al fondoschiena si fermava costringendomi a soste in aree non attrezzate. Niente acqua, niente ombra. Niente di niente. Poi, ad un bivio, ho deciso di proseguire verso Toulon e verso il mare che, a quel punto, era piuttosto lontano. Dovevo trovare un campeggio per la notte ed ho pensato che sul mare sarebbe stato più semplice. Su quel tratto di strada tirava un vento fortissimo, il famoso Mistral provenzale. Infine, dopo essere arrivato al campeggio ed aver sistemato la tenda, sono andato a fare un bagno in spiaggia: l’acqua era gelida… sarà stato tutto il caldo che ho preso!

Una cartolina da Le Pradet ed un consiglio: evitate il campeggio!
La Gran Motte, 18 Luglio 1998
Micidiale. Il campeggio di ieri era una sorta di rave party pieno di gentaglia in sella ad Harley che hanno tirato avanti tutta la notte con musica e grida; non ho praticamente chiuso occhio. La mattinata era gradevole ed anche il paesino, Le Pradet, non era male. Colazione con un croissant ed apprendo dal giornale che la Festina verrà esclusa dal Tour per una questione di doping. Vuoi vedere che quando arrivo sui Pirenei il Tour è già finito? Un motivo in più per dubitare di questo viaggio. Riprendo il mio viaggio quasi fosse un dovere, e capisco subito che sarà una lunga giornata. Il traffico di Marsiglia mi impaurisce, specialmente nel lunghissimo tunnel che la attraversa, così pieno di gas e curve. E poi io odio i tunnel, specialmente in moto; odio il rumore dei ventilatori che si fa sempre più forte man mano che ti ci avvicini. Punto vero Montpellier, ma nei pressi di Martigues mi attende un lungo tratto all’aperto infestato da api. Provengono da un grandissimo frutteto che corre lungo l’autostrada; rallento ma i camion mi vengono praticamente addosso. O le api o i camion, non c’è altra scelta. E poi di nuovo caldo bestiale. Verso mezzogiorno rinuncio a proseguire: incontro da nord l’”autoroute” dei vacanzieri Belgi ed Olandesi che proseguono per la Spagna. Il traffico è insostenibile. In venti chilometri vedo due tamponamenti; è troppo. Esco a Lunel e se ne riparla domani, che oggi non è giornata.
Proseguo verso il mare sino ad arrivare a La Gran Motte che è un complesso futuristico senza anima e senza speranza. Il mare fa schifo, il campeggio è costoso, mi sento solo e stanco. Ho tanta voglia di tornarmene indietro e mi chiedo che senso abbia fare questo viaggio. Che senso abbia fare tutti questi chilometri per una corsa che vedrei molto meglio davanti alla TV.
E’ proprio la TV che mi distrae; mi approprio del telecomando nel bar semi-deserto del campeggio… oggi c’è la crono e bisogna vedere se Ullrich ammazza il Tour. Se lo ammazza, me ne torno a casa. Danno tantissimo spazio al caso della Festina; è tutto in Francese e ne capisco la metà ma le immagini sono molto chiare; ci sono Virenque, Brochard e Dufaux dietro una scrivania dove sono stati posati almeno cinquanta microfoni. Parla Virenque, o meglio, piange Virenque. Cerca di dire tante cose ma riesce soltanto a dire “vive le Tour” e poi piange ancora. Che succede adesso? Fuori questi, chi lo attacca Ullrich? Spazio alla crono, con Virenque nella testa, vince “Ulle” ma non distrugge gli avversari. Jalabert non è lontano. A quanto sta Pantani? La TV Francese non ne da notizia. Che abbia preso i soliti 10 minuti? Ma almeno Jalabert è lì vicino… forse si può vedere ancora una buona corsa; so che mi racconto una bugia, eppure devo trovare un buon motivo per ripartire, domattina.
La tristezza di Virenque in "prima" sull'Equipe. Solo anni dopo si capirà quanto sarebbe cambiato il ciclismo.
Da qualche parte vicino a St Gaudens ,19 Luglio 1998
Mi alzo dopo una sorprendente buona dormita. Che mi sia già abituato alla tenda? Il tempo volge al brutto, ed i nuvoloni neri all’orizzonte non preparano nulla di buono; che ora è? Mi preparo per la pioggia e lascio, senza troppi rimpianti, questo posto. Non mi è piaciuto; troppo finto, non saprei, ma non sono stato a mio agio. Il mio viaggio continua sulla via della Petit Camargue, poi, tornato sul continente, verso Perpignan. Compro l’Equipe. Non riesco ancora a coprire più di ottanta chilometri alla volta; non sono a mio agio e dopo un po’ tornano sempre più forti i dolori al fondoschiena che ieri mi avevano torturato. Sulla via di Carcassonne, verso Toulouse, lasciata la terribile autoroute dei vacanzieri, spunta il sole. A Toulouse dovrei proseguire verso l’Atlantico guadagnando il Tour nei pressi di Montauban ma ho paura di non trovare un riparo per la notte ed il Tour mi pare ancora una cosa molto distante. Il fascino dei Pirenei ha il sopravvento, come il caldo, che nella periferia desolata di questa città mi aggredisce con tutta la sua violenza. La giacca chiusa diventa una camicia di forza e ad ogni sosta la moto è un piccolo forno sul quale sono seduto. Mentre viaggio mi piglia di nuovo quella sensazione di due giorni fa: l’aria calda mi spinge sul petto e filtra dentro il casco, dentro la giacca, e non è più un sollievo. Mi sento sporco e sudato, anzi no, sono sporco e sudato. Decido così di sostare presso un camping a settanta chilometri da Louchon, il cuore dei Pirenei. Tutto splendido. Piscina, erba sulle piazzole, campo da calcio, mucche. La campagna è meravigliosa.
Sono seduto su una panca di legno presso il ristoro e sul bancone una birra fredda ed intorno gente che si diverte. Scambio finalmente qualche parola. Oggi sono contento ed il mio viaggio mi pare prenda senso. Sono contento di stare con queste persone e mi piacerebbe fermarmi anche domani. Ma mi dico che è giusto così; che domani dovrò cambiare ancora per cercare un posto che non conosco ancora, per lasciare dietro di me ciò che di più bello o di più brutto ho già incontrato.


Sulla Petit Camargue verso Perpignano. Il peggio è passato, comincio a godermi il viaggio.

Nessun commento: