Grottammare, secondo giorno (foto di Francesco de Luca) |
L'introduzione di Francesco Bonasera
Ho deciso di dedicare il mio 2018 alla
scoperta di alcuni luoghi d'Italia che ancora non conoscevo.
Basilicata, Calabria, Sicilia, in primis, a maggio. Poi, dal Molise,
gran parte della Costa Adriatica, risalendo verso nord, appena un
mese dopo.
Spiagge deserte sulle quali sarei
rimasto ore. Scorci sorprendenti dietro tante curve di statali
sinuose. Piccoli centri con la musica diffusa in un parco, con le insegne delle botteghe da ricordare. Con il mondo lontano e la Terra vicina. Città
complesse, calde, eleganti, caotiche, accoglienti.
Una ricchezza infinita, soprattutto
umana, che è poi la base di tutto il resto.
Tutto questo - io - l'ho fatto in
macchina. Avrei voluto farlo in bici, ma credo sia ormai un'impresa
troppo grande per il mio fisico.
Durante una tappa di questo viaggio ho
incontrato Francesco. Mio omonimo. A Termoli, per l'esattezza. Io
tornavo da una comoda mattinata in spiaggia. Lui, invece, era
impegnato a sistemare meticolosamente la sua bici, carica di tutto
quello che serve per un lungo viaggio.
"Che itinerario fai?"
"Mi faccio il giro d'Italia"
(aggiungete la vostra esclamazione a
piacere)
Il giro d'Italia. Con la g minuscola,
ma, proprio per questo, ancora più maiuscola.
Ci siamo scambiati i contatti e ho
continuato a seguire online questa sua impresa 'pazza' e grandiosa.
Quella che per me, per le mie gambe, rimarrà molto probabilmente
solo un sogno.
E abbiamo poi deciso di fargli qualche
domanda per Albumciclismo, alla scoperta di un viaggio che fa
immaginare, riflettere e correre a cercare una mappa ormai
addormentata sugli scaffali di casa.
- 3300 km totali in 50 giorni di
viaggio (36 di movimento e 14 di relax o attività alternative)
- 91.6 km al giorno
- 18.7 km/h velocità media finale
- Spesa totale: 1400 € (28 € al
giorno); sicuramente si può spendere meno, con ricerche preventive e
sponsor, ma non è stato il mio caso
Nel corso del viaggio mi sono concesso:
- 30 Gelati
- 19 Birre
- 20 Caffè
- 17 Cappuccini
- 30 Brioches
- 26 Docce
Solitamente ho un pensiero portante
quando si parla di viaggiare o comunque fare qualcosa di avventuroso:
pochi problemi, fai quello che devi con quello che hai, le cose
veramente necessarie si possono contare sulle dita.
Quando penso a questa frase, mi viene
da sorridere, penso a tutte quelle persone che spendono molti soldi
per equipaggiamenti e attrezzi paradossalmete troppo specifici ed
avanzati per le attività che vogliono svolgere: biciclette da
migliaia di euro per fare 40 km la domenica, forse una volta ogni due
settimane, gadget elettronici che misurano ogni minimo cambiamento
fisiologico, GPS ultra costosi e precisi ed eccetera; potrei
continuare per un bel po' ma il messaggio è chiaro, troppo per
qualcosa che, in verità, richiede ben poco.
Con questo non voglio negare
l'efficacia di un'attenta preparazione, anzi.
Però non bisognerebbe fermarsi alla
preparazione, ecco.
A me servivano essenzialmente poche
cose: una bicicletta, una mappa, un paio di borse e una tenda.
Per rimanere fedele al mio stile, e
perché comunque non la ritenevo una cosa fondamentale, ho optato per
una bicicletta semplice: una Riverside 500 B'TWIN direttamente dalla
fascia base del Decathlon, qualcosa che nella descrizione della
bicicletta stessa recitava tipo "adatta alle escurisioni nei
weekend".
Su questa ho montato un portapacchi
posteriore con due borse da 15 lt ciascuna che già possedevo da un
altro viaggio, e in generale la bicicletta non mi ha dato problemi
tecnici (a parte la rottura del meccanismo di ruota libera, un paio
di settimane dopo essere tornato dal viaggio).
Ho sempre viaggiato con circa 25 kg di
peso, tra cibo (spesa ogni 2-3 giorni), acqua (5 lt quasi sempre
pieni), attrezzi vari e tenda (base da 19,90 €), niente di troppo
tecnico ergo pesante.
Per le forature sono stato felicemente
sorpreso: le uniche due volte che ho forato ero fermo e in mezzo alla
civiltà.
La prima ero davanti ad un Decathlon
vicino Torino e forai a causa di una spina, la seconda ero fermo ad
un campeggio e la foratura è stata conseguente al caldo e alla
camera d'aria troppo gonfia.
Comunque montavo dei copertoni antiforo
che hanno brillantemente funzionato per tutti i 3300 km (ovviamente
alla fine del viaggio i copertoni, specialmete il posteriore, erano
totalmente "finiti").
Come mappa ed itinerario ho utilizzato
Google Maps, con alcuni punti d'interesse fissi ma senza un preciso
itinerario od obbligo.
Partiamo dalla fine. 51° giorno, tornato a casa, ti sei alzato, hai fatto colazione: il pensiero è andato spontaneamente alla bici o più comodamente al divano?
Potrebbe suonare
strano per alcuni e normale per altri, credo che la differenza stia
nel semplice fatto di aver provato un'esperienza simile, comunque nel
mio caso ho subito pensato alla bici; d'altronde perché avrei dovuto
fare diversamente, quella è stata la mia vita per 50 giorni e,
quando vivi ogni giorno facendo ciò che ti piace e che senti, il
tempo ha tutto un altro sapore e una differente durata, simile ad
un'intera vita.
Posso
tranquillamente affermare che ho pensato quotidianamente alle
comodità come divano, cibo pronto e, specialmente, a bagni infiniti
in acqua fredda, considerando il caldo di questa lunga estate.
Comunque ho
impiegato qualche giorno per riassestarmi alla vita quotidiana, in
primis per tornare ai suoi ritmi, per spostare l'attenzione dai pochi
bisogni primari del viaggio (cibo, acqua, un posto dove dormire) ai
ben più impegnativi compiti di tutti i giorni (guidare, pagare,
controllare, rispettare scadenze, date e, soprattutto, pensare al
futuro).
E poi torniamo all'inizio: come viene in mente di partire in bici da solo e girare tutta l'Italia? Come è nata questa tua idea, per gioco o seriamente? Serve preparazione fisica, mentale, pratica: avevi già fatto esperienze simili?
Sinceramente non
ricordo il momento preciso in cui mi sono deciso ad affrontare un
viaggio simile ma ricordo che, fino a poche settimane prima della
partenza, pensavo a questa come una cosa semplice, che avrei
affrontato e superato senza troppi problemi.
È iniziato tutto
nel periodo della mia laurea (novembre 2017), avevo deciso che mi
sarei concesso un viaggio importante, qualcosa di nuovo e grande, due
gli unici punti fissi: tanta strada e in solitaria.
Inizialmente
avevo in mente di affrontare il tratto italiano della Via Francigena
a piedi (circa 1000 km da Roma fino al Gran San Bernardo), ma questo
avrebbe richiesto troppo tempo, capacità e conoscenze che non
possedevo.
La cosa che mi ha
portato ad optare per un viaggio del genere è stata,
paradossalmente, una mia lacuna: la geografia, nello specifico i
capoluoghi regionali italiani.
Più passavo il
tempo a studiare il territorio italiano su Google Maps e più le
distanze mi sembravano brevi, complice anche il fatto che, nel 2015,
feci un viaggio di 2 settimane in bicicletta insieme a 3 carissimi
amici: senza preparazione alcuna e senza un itinerario preciso, con
tende, mare sempre alla sinistra e avventura, da Ravenna alla Puglia
per un totale di 800 km, dove 80-90 km al giorno sembravano volare
senza problemi, quindi perché non farne 3000, che alla fine sono
semplicemente la stessa "fatica" per più giorni?
Le settimane
precedenti alla partenza del mio giro d'Italia furono invece molto
impegnative, a livello mentale e fisico: più si avvicinava il giorno
fatidico e più mi accorgevo della grandezza di ciò che mi ero
imposto di fare.
Avevo deciso di
non utilizzare la macchina se non in caso di vera necessità, come
unico mezzo disponibile avevo la bici e soltanto a carico massimo
(circa 27/28 kg, poco più di quello che poi ho portato nel viaggio).
Mi sono sempre e
solo "allenato" in pianura, senza un programma e con
distanze massime di 70 km al giorno (Ravenna - Bologna, per esempio
quando volevo risparmiare sul treno); non avevo mai pedalato su vere
pendenze e ne ero piuttosto spaventato (cosa che poi è totalmente
cambiata: la pianura è diventata noiosa e le montagne eccittanti e
soddisfacenti).
Il momento più bello...
E' difficile
rispondere alla prima domanda, cioè a quella del "momento più
bello": ogni volta che pensavo di averlo trovato, un altro vi si
imponeva prepotentemente, con la sua mole di emozioni indescrivibili.
Il risultato di
questo è che ho così tanti bei momenti in testa che potrei
riscrivere l'esperienza dei 50 giorni così com'è accaduta senza
cambiare niente.
Ricordo però un
momento importante, inaspettato, di sfida, di insicurezza ma anche di
certezza: ero e Torino, sulla balconata della basilica di Superga, un
bellissimo monumento che sovrasta Torino e permette di avere una
visione del territorio di 150 km o più nelle giornate limpide.
Ricordo di aver
puntato il mio sguardo verso nord, di aver visto l'apertura tra le
montagne che delimita la Valle d'Aosta, e di aver detto: "domani
arriverò ad Aosta".
Ne ero certo,
sicuro, non avevo nessun dubbio, il viaggio mi aveva forgiato e
conoscevo ogni mio limite fisico e mentale.
Ricordo di essere
partito la mattina alle 7.30 da un campeggio a Torino e di essere
arrivato ad Aosta alle 16 del pomeriggio, 145 km se non ricordo male,
di cui una buona parte in salita, anche se non delle più aggressive
(la Liguria ha vinto il primato di "regione verticalmente
aggressiva").
So che 145 km
possono sembrare tanti per chi non ha pedalato e niente di che per i
veri ciclisti, però per me quei chilometri avevano un significato
ben preciso: avevo scelto qualcosa e l'avevo portata a termine.
Quello fu uno dei
tanti bei momenti.
...e quello più complicato di questo tuo viaggio
Il momento più
complicato lo ricordo bene: ero in Molise, pomeriggio, in viaggio da
forse poco più di 2 settimane, quella giornata non era stata né
meteorologicamente avversa né particolarmente faticosa, ero riposato
fisicamente, pieno di cibo e in un bellissimo posto.
Ero,
semplicemente, emotivamente carico, al mio limite per quel tempo; le
difficoltà, anche se superate, avevano lasciato un segno dentro di
me.
Nel bel mezzo del
nulla mi fermai al lato della strada, con la voglia di lanciare la
bicicletta in un fosso, prendere un treno e tornare a casa.
Lì scoppiai a
piangere, e non fu la prima volta, anche se fu la peggiore.
Questo, insieme
al supporto di una persona a cui voglio molto bene, mi permise di
liberarmi totalmente, di resettarmi: ero nuovo, spoglio di tutto,
colmo di una nuova forza.
Quel giorno
pedalai ininterrottamente per i colli molisani fino alle 21, felice
come un bambino nel giorno del suo compleanno, trovando anche un
giardino di una casa dove piantare la tenda e del cibo vero, grazie
ad un dialogo di 5 minuti con un gentilissimo signore del posto,
Michele.
È difficile viaggiare in bici in Italia nel 2018?
No, non è
difficile viaggiare nel nostro Paese.
Certo, alcune
strade sono pericolose e non sempre è possibile stare totalmente in
sicurezza, ma c'è qualcosa che ho trovato indiscriminatamente per
tutto il Paese, qualcosa che, fortunatamente, non è così raro come
si possa pensare: la gentilezza delle persone, quando ci si presenta
geniunamente bisognosi davanti a qualcuno, chiedendone il suo aiuto
in varie forme, anche semplicemente sottoforma di sorriso sui volti
degli abitanti che si ritrovano a fissarti mentre passi, con il tuo
strano carretto su due ruote.
Questo ha reso
tutto molto più facile.
1 commento:
molto interessante, aspetto il seguito
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