martedì 26 marzo 2019

Tirreno-Adriatico 2019 / In equilibrio

Robert Gesink sale da solo la Salita dei Cappuccini a Fossombrone


L'equilibrio è un piano sottile, un istante ricercato e mantenuto nel tempo. Un'oscillazione infinita, impercettibile, dispendiosa, eppure all'apparenza così naturale. Una condizione che appaga e tranquillizza, semplifica e rilassa la mente. L'equilibrio è concetto viscerale per chi sale su una bici, in bilico costante fra un colpo di pedale e quello successivo, fra il vento e l'asfalto. In fondo, sarebbe così semplice cadere.

In equilibrio tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico, c'è modo di scoprire infiniti livelli di interpretazione di una corsa di bici. Quello strettamente tecnico, fatto di risultati, podii e maglie di vari colori. Quello tattico, tra fughe da lontano, ventagli inaspettati e attacchi preparati a tavolino. Quello paesaggistico, continuamente rifornito di colline verdi, montagne scure, a volte sprazzi di neve, cieli azzurri e pianori mai troppo estesi, in una primavera che ancora fatica a sbocciare. Quello storico/culturale, dalla Toscana ocra forte e carattere deciso e sfoggiato, all'Umbria bianca, talentuosa e discreta, alle Marche mattone tenue e terra lavoratrice e colta. Quello umano, e non basterebbero centomila libri per intagliare le sfumature più profonde di un popolo così bello e complesso. Figuriamoci un post come questo. Andiamo sulla fiducia.

Basta ascoltare il boato che sale per capire che arriva Peter Sagan, qui sul Muro d'Osimo a Recanati


Un equilibrio, fragile ma efficace, che la Tirreno-Adriatico edizione 2019 ha trovato e manifestato tra la Salita dei Cappuccini a Fossombrone e il Muro d'Osimo a Recanati, regalando al ciclismo una collezione completa dei suoi tratti più intensi. Da un lato il percorso spirituale, a tratti selvaggio, di sicuro solitario e silenzioso, del cammino dei pellegrini, verso il Convento dei Frati Cappuccini. Dall'altro il boato fragoroso della folla assiepata sulle coste a bordo strada del Muro d'Osimo, una striscia d'asfalto nuovo tra due ali di mani anziane e di grida fresche. Una Via Crucis la prima, un susseguirsi di stazioni e ritmo, da trovare a ogni giro di pedale, ascoltando se stessi e sfiorando appena, in un cenno d'intesa e vicinanza interiore, gli occhi della gente salita lassù a lottare col vento. Una sparata di potenza il secondo, da fare idealmente in apnea, a occhi chiusi e orecchie ben aperte, ascoltando le voci assordanti e appiccicate della gente scesa laggiù a gustarsi il momento.

Raccoglimento individuale e sostegno social, che un tempo era sociale. Passato e presente, impresa e vittoria. Espressioni diverse dello stesso concetto di condivisione. Tra un'onda a ponente e un'alba a levante. Laddove l'Italia ancora sogna, prega, spera.

Nico Denz avvolto dalla folla sul Muro d'Osimo a Recanati

Il tramonto saluta Fossombrone e il Convento dei Cappuccini

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