Dinham (caduto ad Imperia) ed Abreha sul Poggio. Questo il ricordo che conserverò un anno ancora |
Tutto dimenticato in un attimo. Ti trovi lì, sulla strada
ormai svuotata, con la sera che sopraggiunge rapida; la collina di Bussana
Vecchia è illuminata mentre il Poggio è ormai in ombra. Quasi non sai perché sei
lì, come se ti svegliassero all’improvviso da un pensiero che ti domina. Non è
una sensazione gradevole, devo ammetterlo. Il primo pensiero va a tutta la
strada che dovrò fare per tornare a casa, come se ci avessero catapultato all’improvviso
laggiù e non ci fossimo arrivati con un viaggio lunghissimo, durato tutto il
giorno. E’ la sensazione che provo tutti gli anni e che non cambia mai, ne
conserva sempre lo stesso sapore, quello di chi si chiede se davvero ne valesse
la pena, e mentre penso certe cose mi pare che gli altri leggano e capiscano i
miei pensieri. Sino a che non arrivano Angelo e Francesco e si ricomincia a
parlare, a ridere, a scherzare.
Forse la Milano Sanremo non è la corsa più bella da vedere,
sicuramente la più complessa da fotografare, quasi impossibile da spiegare a
chi non è stato con noi ad inseguirla. E’ un lungo viaggio che quasi sempre
riserva delle sorprese, come quella di oggi, quando ci hanno bloccato strada e
parcheggio programmato dalle parti di Potecurone, al confine tra Lombardia ed
Alessandria. La coda in autostrada, o la frana, oppure chissà cos’altro, in
trecento chilometri accade sempre qualcosa che mette alla prova i nostri nervi
e le nostre abilità. Sono quasi sette ore inframezzate dai rapidi passaggi
della corsa, sette ore che sembrano durare pochi istanti. Rimangono dei flash perché
tutto viene interiorizzato, conservato chissà dove e chissà se tornerà mai a
galla. Oppure torna proprio durante il viaggio, nelle lunghe chiacchierate in
auto dove spesso capita di parlare degli anni prima. Lì avevo incontrato costui,
laggiù era successo questo..
Come gli odori ed i luoghi, sempre quelli, che però
ritornano solo una volta che sei davvero lì: la pelle che sa di sole a Novi
Ligure e l’odore della pineta a Varazze mentre a Spotorno l’aria è intrisa di
mare. Le persone che incontri da un anno all’altro e sembra averli visti ieri.
Elia col papà che mi tengono il posto sulla scaletta che portava alle serre,
oggi smantellate, al loro posto un prato incolto. Ha fatto un ingrandimento
della foto che avevo fatto un anno fa e così gli ho chiesto un selfie. Una
soddisfazione per me.
Quando passano Dinham ed Abreha so che tutto finisce.
Finisce un mese fatto di corse da seguire e di rincorse per farci stare dentro
tutto. Il lavoro, le attività, la famiglia e gli immancabili impegni dell’ultimo
momento, ed è proprio in quell’istante che il tempo perde significato e mi
ritrovo sulla strada del Poggio che si svuota rapidamente a pensare alla strada
del ritorno. Mentre i due ultimi corridori passano capisco che è per loro che
sono qui. Per quell’attimo che divide ciò che ho sognato da ciò che tornerò a
sognare nuovamente. La prossima edizione.
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